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“Quale terribile verità si nasconde nei boschi dell'oscura Borås, dove aleggia la figura del misterioso Capro Nero? Dove porterà mai il sanguinario viaggio della "Nonna"? Chi si cela dietro le parole dell'Ambasciatrice della Donna Enfia? Cosa può succedere quando una gelida nevicata si abbatte su un esercito nel 1718? E perché mai le opere d'arte e le fotografie estreme della signorina Witt hanno suscitato l'interesse della misteriosa Annette Glasser e della "Fondazione Carcosa"? "Culti svedesi" è la prima raccolta di racconti di Anders Fager che va a comporre la trilogia del "Mondo dei Culti". Le sue storie, ambientate per lo più nell'odierna Svezia, propongono una visione moderna dei Miti di Cthulhu, in un mondo in cui le entità del pantheon lovecraftiano, da Shub-Niggurath a Yog-Sothoth, da Ithaqua ad Hastur, si sono insinuate sulla Terra, nascoste agli occhi dei comuni mortali, a definire la follia, la violenza, la corruzione della società moderna. Anders Fager reinterpreta l'horror moderno con uno stile del tutto personale definito: "cosa accadrebbe se James Ellroy incontrasse H.P. Lovecraft".”
La nostra recensione di Halloween
di quest’anno sarà dedicata a “Culti Svedesi”, l’originale e
grintosa raccolta di racconti horror
di Anders Fager, proposta in Italia
dalla Edizioni Hypnos.
Come vi anticipavo qualche giorno fa, si tratta di una collezione di storie brevi di esplicita
ispirazione lovecraftiana. “Culti Svedesi” contiene, per la
precisione, cinque racconti e quattro “frammenti”, vale a dire dei brevissimi
“mini-testi” presentati fra un “capitolo” vero e proprio del libro e l’altro.
Non so bene cosa pensare a proposito di questi “frammenti”; quello dedicato al mostro
marino e alla nave arenata in
mezzo all’oceano mi ha divertito, ma francamente credo di essermi limitata a
fagocitare il resto di questi piccoli “antipasti” senza riuscire nemmeno ad
avvertirne il sapore.
I racconti veri e propri, chiaramente, sono un’altra storia.
Il primo, “Le Furie di Boras”, basterebbe anche
da solo a introdurre alla perfezione quelli che si confermano presto essere i toni, le tematiche e il registro
linguistico prediletti da Fager. Comincia tutto con un ribaltamento dei
ruoli, con una caccia selvaggia orchestrata
da un branco di ragazzine annoiate e affamate di emozioni, e con un orgiastico baccanale infarcito di
sangue, violenza e parolacce.
“Culti Svedesi”,
perché voi lo sappiate, non è un
libro raffinato. Le suggestioni
originali e l’apparato metaforico
deriveranno anche dall’opera omnia di H. P. Lovecraft, ma vi assicuro che non
ci troviamo affatto al cospetto di un Thomas Ligotti di nazionalità svedese,
qui (e che siano pure ringraziati gli dei di ogni singolo pantheon esistente per questa piccola misericordia, ragazzi!).
I racconti di Anders Fager sono satirici, grotteschi e pungenti. Ti si incollano addosso come
un’infezione, una piaga virulenta e pruriginosa che proprio non puoi fare a
meno di continuare a grattare. I personaggi che li popolano sono dei “poveri bastardi” (sgradevoli, esagerati
e difettosi, ma al tempo stesso anche terribilmente umani e vulnerabili…), e il
linguaggio usato dal narratore va a collocarsi felicemente in un punto
imprecisato fra lo scurrile da osteria
e il gergale infantile di terza
media ripetuta fino allo stremo (sto seriamente prendendo in considerazione l’idea
di farmi stampare l’iconica citazione “sparo
cazzate, dunque sono” su una manciata di magliette, a proposito).
Questo tipo di scrittura
viscerale, sanguigna, impulsiva, ipnotica, secondo me deve più a Stephen King o Clive Barker di quanto un osservatore casuale potrebbe essere
indotto a pensare se si limitasse a lanciare un’occhiata svagata alla sinossi; ma racconti come “Per
Sempre Felici a Osterman” e “Il Capolavoro della Signorina Witt”
sembrano anche scritti da qualcuno che ha amato libri come “Rosemary’s Baby” e “Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello” sopra ogni cosa.
Malattia mentale, paranoia, avidità, cupidigia ed
egocentrismo sono sempre al centro di “Culti
svedesi”; un elemento che ho apprezzato moltissimo, in questa raccolta, ha
proprio a che fare con l’attenzione che ogni singola storia sembra disposta a
concedere alla componente psicologica,
malgrado la vena splatter e ogni
possibile concessione agli eccessi
di cui le singole trame risultano senz’altro infarcite.
Il più “lovecraftiano” dei racconti è forse “Il
Viaggio della Nonna”; una storia misteriosa e sconvolgente che è
riuscita a nauseami e intrigarmi al tempo stesso. “Il Desiderio di Un Uomo Distrutto”
rappresenta invece una sorta di revenge
story di stampo leggermente più classico… Ma se c’è una cosa che un lettore
impara presto ad aspettarsi da “Culti
Svedesi”, è di non fidarsi mai delle apparenze e di continuare a leggere
fino all’ultima riga, prima di cominciare a sviluppare una qualsiasi teoria
interpretativa sugli eventi narrati.
Mi farebbe piacere, insomma, se la Hypnos decidesse di continuare a tradurre in italiano anche altre
opere di Anders Fager. Basta uno sguardo
alla pagina Wikipedia di questo
prolifico autore per rendersi conto che di materiale da proporre ce ne sarebbe,
probabilmente anche a iosa. Chissà. Per il momento possiamo solo tenere le dita
incrociate, e sperare che questa piccola e promettente casa editrice continui a
portare avanti l’ottimo lavoro svolto finora…
Sembra davvero molto carino. Magari per il prossimo Halloween, se sarò riuscita a smaltire la pila di libri da leggere, ci farò un serio pensierino *^*
RispondiEliminaPrima "La Ballata di Black Tom", Kate, mi raccomando! Ehehehe! ;D
EliminaMa che figata! Perfetto per oggi. 🎃
RispondiEliminaVero? Ultimamente non riesco a trovare un solo film horror che non mi irriti o mi annoi, ma questa lettura è stata perfetta! ^____^
EliminaÈ un titolo che ha attirato subito la mia attenzione. Questo poi è il periodo perfetto per leggere qualcosa a tema lovecraftiano.
RispondiEliminaInfatti, John! Se ti piace Lovecraft (e a chi non piace?), credo che lo troverai interessante! ^____^
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