“Servant” è una serie tv
creata da Tony Basgallop e prodotta
dal popolare regista M. Night Shyamalan,
che ne ha peraltro diretto alcuni episodi.
Lo show è disponibile su Apple Tv + nella sua interezza, insieme a qualche altra piccola
chicca di cui spero di riuscire a parlarvi nei prossimi giorni… E’ anche stato
rinnovato per una seconda stagione, cosa
di cui non posso che essere felice: il finale
di “Servant” si è infatti rivelato al
tempo stesso tempo criptico, suggestivo e assolutamente incomprensibile, per
cui adesso non vedo l’ora di scoprire come proseguirà la storia!
Ma facciamo un piccolo passo indietro.
Di cosa parla “Servant”,
in realtà?
Be’, la trama secondo
me in questo caso passa quasi in secondo piano, al cospetto di una regia talmente elegante e di un’atmosfera così sofisticata e piacevolmente
“creepy” da riuscire a inquietare lo
spettatore senza dover tirare fuori dal cilindro nessuno dei soliti trucchetti
da due soldi che ormai siamo abituati ad associare alla parola “horror”
(se avete visto quell’assurda carnevalata chiamata “Dracula” su Netflix, probabilmente sapete benissimo a quali
mezzucci circensi mi sto riferendo…).
In ogni caso, la sceneggiatura di “Servant” inizia a svilupparsi a partire da una premessa che sulle prime mi ha ricordato un po’ quella del film “The Boy”: la giovane tata Leanne (Nell Tiger Free) trova impiego presso
una coppia benestante di New York, con l’incarico di prendersi cura del figlio
neonato e dare una mano alla nevrotica madre del bambino, la giornalista
Dorothy (Lauren Ambrose). Il marito
di Dorothy, Sean (Toby Kebbell)
sembra fin da subito estremamente turbato all’idea di avere una sconosciuta in
giro per casa… Un comportamento
abbastanza losco e inquietante, che tuttavia assumerà un valore completamente
diverso ai nostri occhi, dopo appena una manciata di minuti di visione: vale a
dire nel momento preciso in cui scopriremo che la culla del piccolo Jericho è
stata in realtà occupata da una Bambola Reborn, e che Sean è semplicemente
terrorizzato all’idea di quello che Leanne potrebbe pensare della loro assurda
situazione familiare… Ma la giovane tata, tutt’altro che sorpresa da questa “rivelazione”, una volta scoperto il segreto si limiterà a non battere ciglio e a proseguire con il suo lavoro come se nulla
fosse, insistendo nella sua convinzione che "Jericho" sia un bambino come gli altri e che, come
tale, abbia bisogno di ricevere tutte le cure e le attenzioni che i suoi genitori saranno in grado di dargli…
Inutile dire che la faccenda inizierà ben presto a
complicarsi, e che la nostra prospettiva
sugli eventi in corso verrà ribaltata in più di un’occasione.
Suppongo che
questo sia una degli elementi che mi sono maggiormente ritrovata ad apprezzare:
sotto certi aspetti, “Servant”
ricorda quasi più una serie di Damon Lindelof che di M. Night Shyamalan (anche
se mi sentirei di consigliare questa prima stagione a chiunque sia rimasto
deliziato dal film “The Visit”…),
perché la densa atmosfera di mistero
e il fine lavoro di introspezione
psicologica compiuto sui personaggi riescono a restituirti una sensazione
di ambiguità e suspense che per l’intera
durata dei 10 episodi non si attenua e non vacilla neanche per un secondo.
Perché presto diventa chiaro che Leanne si sta comportando
in modo parecchio strano, e la ragazza probabilmente nasconde dei segreti… Ma
lo stesso vale per Sean e Dorothy, sempre più ansiosi, angosciati e gravati dal
peso di un macigno che a noi spettatori non è concesso vedere, e si applica anche per il quarto
personaggio importante della serie, Julian (interpretato da un Rupert Grint in grandissima forma), un
uomo probabilmente più fragile e tormentato di quanto si potrebbe inizialmente
sospettare.
Non sono del tutto sicura che “Servant” troverà moltissimi estimatori fra gli amanti delle serie
tv che vanno per la maggiore in questo momento. Il ritmo è abbastanza diluito; i dialoghi
risultano spesso enigmatici e poco trasparenti (occorre osservare con attenzione
la mimica facciale e la gestualità degli attori per riuscire a capire cosa i
vari personaggi intendano dire davvero…), e l’atmosfera rarefatta e patinata di alcune situazioni potrebbe sicuramente
finire per disturbare i fan di telefilm di stampo più “spettacolare” e
improntati sulla dinamicità delle scene.
Ma se avete amato film (o libri) come “Rosemary’s Baby” o “Che
Fine Ha Fatto Baby Jane?”, e se il cinema d’autore (con la sua
essenzialità e la sua cura maniacale per elementi del discorso cinematografico
quali fotografia, montaggio, recitazione…), sappiate che “Servant” potrebbe essere la serie che fa per voi!
Giudizio personale:
7.5/10
Elegante, introspettiva, di classe. Nonostante il finale un po' tirato via, piaciuta moltissimo!
RispondiEliminaStavolta mi trovi perfettamente d'accordo! ;D
EliminaHo visto i primi episodi e mi è sembrata molto intrigante... sicuramente la metterò nella lista delle serie di cui fare il recupero.
RispondiEliminaOttima idea, Kate! Confido nel fatto che ti piacerà! ^____^
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