Breve disclaimer: il fatto di trovarmi a scrivere la
recensione degli ultimi due volumi
de "Il regno invisibile"
nel pieno della mia fanatica fissazione per la serie tv "Legends of Tomorrow", con ogni
probabilità non giocherà a favore della graphic
novel di G. Willow Wilson e Christian Ward! XD
Se dobbiamo metterci a parlare di navi spaziali, donne
capitano super-queer ed equipaggi squinternati pronti a tutto pur di difendere
il mondo dai cattivi... bè, mi spiace, Miss Wilson: il mio cuore apparterrà
sempre alla pazza banda del capitano Lance! *____*
Okay, premesse deliranti a parte XD, adesso parliamo di
"Oltre i limiti" e "In altri mondi",
rispettivamente secondo e terzo volume della serie sci-fi "Il regno invisibile".
Mesi fa, vi avevo già espresso il mio apprezzamento nei confronti del primo volume della saga, “Seguire
la via”.
Un'impressione
positiva che gli ultimi due capitoli hanno più o meno confermato, anche se
con qualche riserva e un paio di perplessità.
L'ultimo arco narrativo, in modo particolare, mi è parso
affrettato e un po’ tirato per i capelli. Il fatto è che le premesse de "Il regno invisibile", secondo me,
lasciavano intuire il progetto di
un'odissea molto più ambiziosa e complicata, sulla scia di altre famose space opera del calibro di "Saga"
o "Li troviamo solo quando sono morti".
Invece, "In altri
mondi" tira rapidamente le
somme della trama principale e ci propone una conclusione che, per quanto
soddisfacente, secondo me non riesce a scongiurare del tutto la temibile
etichetta di "occasione sprecata".
Stando così le cose, devo ammettere di aver trovato
gradevole e simpatica la lettura de "Il
regno invisibile"... ma nulla di più.
Soprattutto perché i personaggi (parlo dei secondari, ma in
parte anche delle protagoniste...) si rivelano abbastanza banali e i dialoghi non si discostano mai molto
dal flusso delle nostre previsioni.
Come se non bastasse, i drammi
etici e religiosi di Vess (che
pure occupano una vasta porzione dell'intreccio) tendono a non centrare mai del
tutto il bersaglio, complice una caratterizzazione archetipica e un'evoluzione
del personaggio riuscita a metà.
Anche la storia
d'amore risente molto dell'ermeticità e della vena scostante dimostrate
dalla nostra piccola suora spaziale,
d'altro canto: di fatto, il legame fra lei e Grix a me non è mai parso particolarmente credibile... né (e forse
questo è anche peggio) interessante nel senso più esteso del termine.
Le illustrazioni
"spaziali" di Ward, d'altro canto, sono sbalorditive e contribuiscono ad arricchire il worldbuilding di
innumerevoli sfumature.
Sospetto anzi che, senza alcune delle sue splendide tavole
"a tutta pagina", "Il
regno invisibile" non sarebbe riuscito a spingersi molto oltre il
confine della didattica e della
semplice retorica anti-consumista:
invece, la poesia delle immagini di Ward riesce ad amplificare il messaggio di
speranza, pace e resistenza trasmesso dai testi di Wilson e a trascendere il regno della pura
banalità, per sconfinare piuttosto nel mondo dell’emozione, dello spirituale
e della metafisica.
Se amate le avventure nello spazio, le serie tv come “The Expanse” e gli epici scontri in stile in stile Davide e Golia, vi consiglio insomma
di tenere questo titolo in grande considerazione. I difetti ci sono, e
purtroppo si vedono; ma il ritmo scoppiettante, le dinamiche benintenzionate e la
punta di umorismo che interviene spesso a smorzare l’estrema serietà delle
tematiche, bastano comunque a rendere la lettura accattivante e mai banale.
Nessun commento:
Posta un commento