domenica 1 agosto 2021

Recensione: "The Jasmine Throne", di Tasha Suri

 

Burning Kingdoms, Vol. 1

Potete acquistarlo QUI in inglese


“Imprigionata per ordine del suo fratello dittatore, Malini trascorre i suoi giorni nell’isolamento dell’Hirana; un antico tempio che, un tempo, era la fonte delle potenti, mistiche Acque Immortali  ̶  ma che ormai è poco più di un edificio in rovina.

Priya è una domestica, una delle tante che, a intervalli regolari, compiono il pericoloso viaggio verso la cima dell’Hirana, con l’incarico di tenere pulite le stanze di Malini. Priya è contenta di lasciarsi andare alla routine della propria anonimità, almeno fino a quando quest’apparenza le permetterà di continuare a nascondere i pericolosi segreti che nasconde.

Ma quando Malini, per un puro capriccio del fato, assiste a una testimonianza della vera natura di Priya, il loro destino finisce per intrecciarsi irrevocabilmente. 

Una è una principessa vendicativa, a caccia di un modo per deporre il proprio fratello crudele. L’altra è una sacerdotessa alla ricerca di ciò che resta della sua famiglia. Insieme, forse, cambieranno il destino di un Impero…”

 

 

Se amate i romanzi fantasy ricchi di storia, intrighi politici e magia, “The Jasmine Throne” potrebbe essere il titolo che fa per voi!

Con questo volume, l’autrice Tasha Suri firma il primo capitolo di una trilogia a metà strada fra “La città di ottone, “Monstress” e “Il priorato dell’albero delle arance”; un libro affascinante e ricco di mistero che ci trascina all’interno di un’ambientazione fortemente influenzata dalla cultura indiana.

Prima che i suoi fratelli e le sue sorelle del Tempio bruciassero sulla pira, Priya era in grado di trovare le acque mistiche dell’Hirana e di sfruttare i poteri garantiti dagli yaksa, gli onnipotenti spiriti della leggenda persi nelle nebbie del tempo.

Ma una vita di stenti e sacrifici l’hanno segnata duramente, e adesso Priya è convinta di essere esattamente quello che sembra: una semplice domestica all’interno della tenuta del Reggente. Come se una parte della sua identità fosse andata in fumo insieme alla sua famiglia, quel terribile giorno di tanto tempo prima; scomparendo in un limbo che, malgrado tutti i suoi sforzi, Priya non riesce a raggiungere.

Malini, invece, è una principessa imperiale. Suo fratello, l’Imperatore Chandra, la disprezza e la teme al tempo stesso. Probabilmente perché lei, al contrario di tanti altri, riesce a vedere con chiarezza al di là delle apparenze, e a intuire la forma del mostro fanatico e violento che si nasconde sotto la superficie.

Così, Chandra organizza per lei un sacrificio, un rituale che prevede un rogo e una sorta di auto-immolazione in onore delle Prime Madri; le donne che, stando a quanto riferisce la leggenda, forgiarono l’Impero scagliandosi nelle fiamme e traendo da questo gesto un potere incommensurabile. Un diritto divino che, da allora, viene tramandato esclusivamente in via di discendenza maschile, e che permette alla famiglia imperiale di dominare incontrastata.

Ma Malini  ̶  colta, istrionica, impavida, pronta a tutto per il bene del suo Paese  ̶  semplicemente si rifiuta di bruciare.

Il prezzo da pagare? L’esilio e una condanna a vita, una prigionia da spendere nella più tetra e buia stanza dell’Hirana; la stessa in cui, anni prima, per ordine del precedente imperatore la famiglia di Priya venne condannata a morire…

The Jasmine Throne” è il libro che narra gli eventi che seguono all’incontro fra Priya e Malini; due donne forti, segnate dal fuoco e schiacciate dal peso delle aspettative e del destino, costrette a trasformarsi in qualcosa di controverso e pericoloso nel contesto di una società che crede (si illude) di poter tenere relegate le proprie donne in una situazione marginale.

Un libro spassionatamente femminista, quindi, che ci mostra i mille modi in cui una donna può lottare, e resistere all’oppressione a prescindere dai mezzi a disposizione: che si tratti di poteri magici, di un innato talento nell’arte dell’eloquenza e della manipolazione, di una spada o della capacità di far nascere un bambino nelle circostanze più avverse, non ha importanza… i personaggi femminili creati da Tasha Suri semplicemente combattono, con una forza e una feroce tale da lasciare strabiliati padri, fratelli e mariti su ogni possibile livello.

The Jasmine Throne” ci offre un’appassionata e intrigante riflessione sul potere, quindi; mostrandoci, a seconda delle circostanze, il prezzo richiesto a chi sceglie di brandirlo, come se fosse un’arma; a chi decide di trasformarlo in uno scudo, per difendere la propria gente; a chi decide di rinunciarvi completamente, in nome di una causa più grande… e a chi sarebbe disposto a strapparsi il cuore dal petto, pur di ottenerlo.

E, ovviamente, Tasha Suri non si trattiene neanche dal mostrarci le conseguenze di quel potere, dando vita a una pletora di personaggi tormentati e moralmente ambigui; stiamo parlando delle due protagoniste, naturalmente, ma anche di Bumikha, la “docile” moglie del Reggente che, in realtà, nasconde più di un segreto; di Ashok, il ribelle in cerca di vendetta (o, forse, solo di giustizia…) che continua a macchiarsi le mani di sangue e a riempirsi la bocca di frasi nobili e sacrosante; e di Adhiya, che per perseguire la volontà del suo dio ha rinunciato al trono e scagliato l’Impero nel caos.

Cosa posso dire? Ho amato la complessità di questo libro. L’epica tragicità dei suoi dialoghi, la dolorosa sensualità delle sue atmosfere, il disperato romanticismo della love story principale, come se Priya e Malini danzassero perennemente in bilico sull’orlo dell’abisso… e nessuna delle due si fidasse particolarmente della capacità dell’altra di resistere a quel richiamo.

Il conflitto fra idealismo e necessità continua a trasformare le persone in mostri e a sfigurare le nuove generazioni, a spingerci sempre più rapidamente incontro al punto di non ritorno; questo ci dice “The Jasmine Throne”, e sinceramente, durante la lettura, non è stato difficile lasciarsi andare ad almeno un rimando d’attualità o due.

L’unico “difetto” (per qualche lettore, lo sarà sicuramente…) è che il romanzo ci va giù pesante dal punto di vista delle macchinazioni politiche; inoltre, le scene d’azione, per quanto pirotecniche, si rivelano un po’ scarne di dettagli e non sempre facilissime da visualizzare.

Del resto, non sono rimasta pienamente soddisfatta neanche dalla conclusione dell’arco narrativo di Ashok, né dal personaggio del bambinetto malato in generale (temo di aver già dimenticato il suo nome! XD), perché, onestamente, sono così stanca di queste tragiche figurine motivanti in stile “Oliver Twist con la tubercolosi” nel fantasy.

Ma se siete alla ricerca di un buon romanzo fantasy per adulti, dal taglio maturo e scritto divinamente, contate su Tasha Suri e correte ad acquistare la vostra copia di “The Jasmine Throne”!

Se non vi sentite ancora pronti ad affrontare la vostra prima lettura in lingua, ricordatevi di esercitarvi seguendo i consigli del collaudato “Metodo G.R.I.F.O.N.E.”.  In alternativa, provate a pazientare ancora un po’…  per il momento, è solo un presentimento, ma, con un pizzico di fortuna, vedrete che qualche influente editore italiano finirà per proporci il romanzo in traduzione! ;D




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