giovedì 20 gennaio 2022

"Wytches": la recensione del fumetto horror di Scott Snyder e Jock

Dopo aver letto lo strabiliante “Nocterra”, il nome Scott Snyder continuava a ronzarmi nella mente.

Per cui, non appena ho scoperto l’esistenza della sua miniserie a fumetti “Wytches”, mi sono praticamente sentita in dovere di recuperare questa suggestiva e inquietante storia a tema stregonesco...

Avrò fatto bene?

Continuate a leggere la recensione per scoprirlo! ;D

 

Potete acquistarlo QUI in italiano


La trama

In cerca di pace dopo un terribile trauma, la famiglia Rooks si trasferisce in un pacifico paese del New Hampshire.

Ma la loro vita è tutt’altro che idilliaca...

Sailor, la figlia adolescente, soffre di un grave disturbo d’ansia e viene costantemente presa di mira da una bulletta della scuola.

Il padre, Charlie, è uno scrittore di libri per bambini, disperatamente alla ricerca di un modo per lasciarsi alle spalle un passato denso di alcolismo e vergogna.

La madre, Lucy, è finita sulla sedia a rotelle in seguito a un terribile incidente, e da allora non è più stata esattamente la stessa.

I Rooks, adesso, non sognano d’altro che di voltare pagina e ricominciare tutto daccapo... ma nei boschi intorno alla loro nuova casa si nascondono creature mostruose e affamate; spaventose entità assassine che gli abitanti del luogo definiscono “streghe”.

E quando una di loro prende di mira Sailor, Charlie capisce che è arrivato il momento di sguainare le armi e sfidare l’oscurità che si annida fra gli alberi – e dentro di lui.

 

Cosa si nasconde nei boschi del New England?

Wytches” narra una storia profondamente violenta e disturbante, a metà fra folk horror e il tipico filone da maledizione famigliare in stile “Hereditary”.

Sospetto che i fan di Joe Hill potrebbero apprezzarla in modo particolare.

Dal canto mio, l’ho trovata affascinante e complessa, anche se a un certo punto ho cominciato ad accusare una punta di angoscia e mi sono ritrovata, quasi non volendo, a dilazionare la lettura.

Sotto certi aspetti, la trama e i personaggi mi hanno fatto pensare a “Locke and Key” (mi riferisco alla versione originale, il fumetto edito in Italia da Magic Press, e non all’omonima serie tv Netflix...); ma anche a innumerevoli romanzi di Stephen King.

Wytches”, infatti, deve sicuramente moltissimo ai lavori del grande Re del Brivido, e intendo sia in termini di ispirazione, che di atmosfera e sviluppo dell’intreccio.

Ad esempio, il confronto fra Sailor e la sua aguzzina adolescente, la temibile Annie, secondo me richiama alla memoria alcune dinamiche di “Stand by me”; ma anche alcune sequenze di “Le notti di Salem” e di “Cuori in Atlantide”, e a questo punto mi tratterrò dall’aggiungere altro, soprattutto per evitare spoiler a chi ancora non avesse letto nessuno di questi libri!

Mentre l’intenso e commovente rapporto fra padre e figlia, l’autentico fulcro emotivo della narrazione, mi ha fatto tornare in mente libri come “Doctor Sleep” e “L’Incendiaria”...

 

Ombre come mostri

Anche al di là di queste affinità, l’opera di Scott Snyder e Jock (alias Mark Simpson, noto collaboratore della DC) regala un turbine di shock e di emozioni forti, fra colpi di scena inenarrabili e svolte narrative deliziosamente spietate.

Le illustrazioni, badate, sono moooolto particolari.

Un maelstrom di ombre nerissime, luci abbaglianti e spigoli taglienti; una frenesia di colori che, se da un lato contribuisce ad aumentare in maniera esponenziale il senso di terrore e sgomento “onirico” evocato dai testi, in altre scene rischia seriamente di trasformarsi in un test di Rorschach!

Personalmente, non ho amato moltissimo questo aspetto, perché a tratti ammetto di essermi sentita confusa e disorientata; mi riferisco soprattutto ai primi capitoli della miniserie, laddove la penna di Snyder prende a farsi particolarmente ellittica e frettolosa.

Ma il tocco di Jock contribuisce senz’altro a infondere quel certo tocco alla “Cappuccetto Rosso persa nel bosco” al resto della storia; dopotutto, sospetto che sia stata soprattutto la sua visione degli eventi, personale e grondante di sangue, a trasformare un classico monster comic come “Wytches” in una fiaba dark dolente, grottesca e contemporanea.

Le creature, dal canto loro, rappresentano forse uno degli elementi più convincenti e genuinamente terrificanti del fumetto.

La mitologia alla base della loro creazione è molto solida, tanto per cominciare, e l’ambientazione rurale riesce a evocare un costante senso di disagio e paranoia nel lettore.

Probabilmente perché, a differenza di molti altri titoli simili, “Wytches” riesce effettivamente a instillare in chi legge il dubbio insistente che il pericolo, la corruzione e l’orrore si annidino ovunque, perfino nei recessi più insospettabili della vita quotidiana... e che a nessuno – in nessun caso – vada mai concesso l’enorme beneficio della fiducia incondizionata.

 



2 commenti:

  1. Sembra incredibile, quanti volumi sono?

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    Risposte
    1. Solo uno, e lo ritengo uno dei suoi più grandi pregi! ;D
      In 6 numeri, riesce a compiere il miracolo: raccontare una storia dall'inizio alla fine, e farlo in maniera magistrale...

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