lunedì 4 aprile 2022

Recensione: "Delilah Green doesn't care", di Ashley Herring Blake

Per riprenderci dalle fatiche del lunedì, lasciamo che sia la recensione della deliziosa rom-com saffica “Delilah Green doesn’t care” a inaugurare la nostra settimana!

Una commedia romantica effervescente, spassosa e all’insegna dell’ottimismo più sfrenato, firmata da Ashley Herring Blake, già autrice dei romanzi YA “Girl Made of Stars” e “Hazel Bly and the Deep Blue Sea”...

 


Bright Falls, Vol. 1

Potete acquistarlo QUI in inglese

 

La trama

Delilah Green ha giurato a se stessa che non sarebbe più tornata a Bright Falls.

Dopotutto, lì non c’è più niente per lei; nulla, a parte i ricordi di un’infanzia trascorsa all’insegna della solitudine e dell’indifferenza, e di una matrigna e di una sorellastra che, a suo avviso, hanno sempre fatto del loro meglio per respingerla e tagliarla fuori.

La vita di Delilah è a New York, adesso, e passa attraverso la sua carriera di fotografa (finalmente avviata incontro a una direzione promettente...), oltre a includere un letto a due piazze che non è costretta a occupare da sola neanche per una notte.

Certo, si tratta di una donna diversa ogni volta, ma questo, in fondo, si intona benissimo alla sua visione della vita: nessuna relazione, nessuna responsabilità, nessuna possibilità di ritrovarsi con un cuore spezzato.

Ma poi Astrid, la sorellastra in questione, la “incoraggia” caldamente ad accettare un lavoro: occuparsi delle fotografie nel corso del suo imminente matrimonio con un medico facoltoso.

Delilah vorrebbe rifiutare, ma fra la necessità di incassare un sostanzioso assegno e una vagonata di sensi di colpa, la frittata è fatta: contro ogni buon senso, eccola di nuovo nella sua vecchia cittadina dimenticata da dio, quella che un tempo era solita chiamare “casa”.

La stessa sera, succede qualcosa di molto strano: Delilah si imbatte in Claire Sutherland, una delle migliori amiche di sua sorella. Claire, che ai tempi del liceo faceva parte della “cricca” di mean girls da cui Delilah ha sempre cercato di tenersi lontano... e che, adesso, sta facendo del suo meglio per allevare una figlia da sola, mentre affronta i capricci di un ex inaffidabile e cerca di tenere a galla una piccola libreria.

Claire e Delilah si conoscono da anni, e fra loro non è mai corso buon sangue, per cui non è assolutamente possibile che fra di loro scatti improvvisamente qualcosa... O sì?

Mentre formano un’alleanza per impedire ad Astrid di compiere il più grosso errore della sua vita – sposare un arrogante buono a nulla – Delilah e Claire si ritroveranno a fare con i reciproci difetti, un’attrazione insopprimibile, e... parecchie scintille!

 

Un pizzico di felicità

Ogni tanto, ho bisogno anch’io di affidarmi alle pagine di un confortevole ed elettrizzante “feel-good book”; qualcosa in grado di trasportarmi a duecentomila anni luce di distanza dalla mia vita quotidiana e da qualsivoglia tematica scottante, il porto sicuro in cui fermarmi a riprendere il fiato e a recuperare le forze .

Delilah Green doesn’t care” ha rappresentato esattamente questo per me, e non mi imbarazza minimamente affermare che ne ho amato OGNI. SINGOLO.CAPITOLO.

Siamo ancora all’inizio dell’anno, per cui non voglio sbilanciarmi, ma sospetto già che quella di Ashley Herring Blake sarà la mia commedia preferita del 2022; un po’ come accadde con “One Last Stop” per il 2021, insomma.

Il romanzo offre, sopra ogni cosa, la cronaca di una storia d’amore contemporanea, briosa e travolgente; un canovaccio basato su uno dei più classici cliché del genere (quello degli opposti che si attraggono), fortunatamente privo di risvolti eccessivamente drammatici o “angoscianti”.

Claire e Delilah sono protagoniste divertenti, sexy e ricchissime di difetti; l’alchimia fra di loro non può essere messa in discussione neanche per un secondo e, anzi, sfido qualsiasi lettore/lettrice a negare l’assurdo carico di energia “ormonale” che caratterizza ogni loro interazione.

Voglio dire, una super-mamma nerd dall’indole dolcissima e dal piglio battagliero, e una bad girl dalla battuta pronta e il look alla Faith Lehane/Wynonna Earp?

E come si fa, a non fare il tifo per una ship così? XD


La chiave del successo

Ho sempre pensato che il segreto del successo, per una commedia romantica che si rispetti, risieda almeno al 50% nella qualità dei suoi dialoghi e nella natura accattivante dei suoi personaggi secondari.

In “Delilah Green doesn’t care”, ad esempio, mi sono imbattuta in quel particolare tipo di comprimario che ti spinge a tuffarti fra le pagine come fra le braccia spalancate di un vecchio amico.

I dialoghi, dal canto loro, sono irresistibili, e l’atmosfera “confortevole” mi ha fatto immediatamente fatto pensare a una certa serie tv di Amy Sherman-Palladino. Dopotutto, non è difficile vedere Bright Falls come una sorta di Stars Hollow in versione 2022; se vi è mai capitato di vedere anche un solo episodio di “Una mamma per amica”, sospetto che capirete immediatamente di cosa sto parlando.

Al di là del romance, comunque, la cosa che ho amato di più è stata sicuramente la sottotrama dedicata all’esplorazione del delicato rapporto fra Delilah e Astrid; una relazione difficile, commovente e quasi dolorosa che, con un pizzico di fortuna, Ashley Herring Blake tornerà a esplorare nel corso di “Astrid Parker doesn’t fail”, il secondo volume della serie!

 



sabato 2 aprile 2022

"Servant": la recensione della terza stagione della serie tv di M. Night Shyamalan

La terza stagione di “Servant” ripaga la paziente attesa degli spettatori più fedeli... e lo fa con gli interessi!

Spostando finalmente il focus della narrazione sul personaggio più emblematico e ambiguo della serie – vale a dire Leanne, la “servitrice” cui accenna il titolo – la serie tv prodotta da M. Night Shyamalan riesce finalmente a consegnarci la valanga di brividi e suspense che la misteriosa e inquietante atmosfera ci aveva promesso fin dal primissimo episodio...

 


La trama

Dopo i tumultuosi eventi narrati nel corso della seconda stagione, Leanne (Nell Tiger Free) è tornata a convivere pacificamente con i Turner.

Dorothy (Lauren Ambrose) e Sean (Toby Kebbell) sono al settimo cielo: il loro piccolo Jericho è di nuovo fra le loro braccia, e tutti i sacrifici (e gli eventi inspiegabili) superati per arrivare a questo punto cominciano finalmente a sfumare dalla loro memoria.

Persino il cinico Julian (Rupert Grint) sembra determinato a riprendere il corso di un’esistenza normale e a cercare di superare i propri demoni... nonché a lasciarsi alle spalle un passato fatto di segreti inenarrabili e dipendenze letali.

L’unica che non ha dimenticato (né la minaccia rappresentata dal culto, né la vera fonte del potere sovrannaturale che sembra averle permesso di compiere una piccola resurrezione o due...) è proprio Leanne, sempre più terrorizzata al pensiero della vendetta che i suoi ex-compagni di setta potrebbero tornare a esigere da un momento all’altro.

Quando un gruppo di giovani senzatetto si stabilisce nel parco dall’altra parte della strada, e comincia a tenere d’occhio gli spostamenti della balia con crescente interesse, la paranoia si impadronisce definitivamente di Leanne... dando vita a conseguenze imprevedibili.

 

Ogni volta che guardi nell’abisso

La terza stagione di “Servant” si è rivelata incredibilmente elettrizzante e ricca di soprese.

L’amletica sceneggiatura comincia finalmente a rivelare le sue carte, e... diavolo, la verità è che si tratta di una mano addirittura più stupefacente del previsto!

La prima parte della stagione si concentra soprattutto sul tema del miracolo, e ci illustra i travagliati modi in cui i vari membri della famiglia Turner (ciascuno, a suo modo, chiamato a rappresentare una diversa sfumatura dell’animo umano...) cominciano ad affrontare le conseguenze del loro contatto con l’ignoto.

Sean, ad esempio, decide di rivolgere lo sguardo alla fede, mentre cerca di fare del suo meglio per espiare le proprie colpe e tenere unito un gruppo di persone che, a conti fatti, forse finirà sempre con il farsi più male che bene.

Dorothy, invece, si lascia ricadere nella consueta spirale di iperattività e negazione, ogni oncia della propria vulcanica energia assorbita da una slavina di frivolezze e manfrine quotidiane...  Qualsiasi cosa, pur di non guardare in faccia quella verità che continua a mostrarle i denti ogni mattina, attraverso il suo stesso riflesso nello specchio.

Julian, intanto, cerca di smuovere mari e montagne per dimostrare scientificamente che Leanne è una pazza e/o un’imbrogliona, per demistificare l’operato della giovane e trovare conforto nella sua solita patina di razionalismo... salvo poi continuare a gravitare, contro ogni buon senso, nell’orbita a di quella conturbante babysitter che lo attrae e lo respinge ogni giorno con la forza di un magnete.

Nel frattempo, l’unica persona che sembra possedere ogni risposta si ritrova a gestire il peso di una responsabilità e di una solitudine assurde. Una balia dall’apparenza angelica e lo sguardo inquietante, i cui segreti hanno continuato a tenere noi spettatori sulle spine per la bellezza di tre anni consecutivi.

Una ragazzina che, a poco a poco, comincia a trasformarsi in una donna, a prendere consapevolezza del proprio potenziale e delle proprie risorse.

Una ragazzina che, a poco a poco, comincia a liberarsi dalle catene delle repressione e ad abbracciare l’inquietante evidenza del proprio lato oscuro...

 

Astri polari

La seconda parte di questa terza stagione si focalizza, invece, sul conflitto fra Leanne e Dorothy.

Due personalità fortissime, problematiche, manipolatrici, terrificanti, che (come ogni spettatore di “Servant” sarà in grado di confermarvi) in fondo sono sempre state destinate a scontrarsi.

Fra colpi di ingegno e sequenze genuinamente terrificanti (l’inquietante conversazione con la ministra, attorno al tavolo della cena dei Turner, e l’efferata aggressione in seguito alla festa di quartiere, sono solo due fra gli esempi possibili...) si dipana quindi un coinvolgente racconto di formazione e decostruzione; una storia che parla di maternità e spiritualismo, emancipazione e fanatismo, orrore e innocenza... del modo complicato e tortuoso in cui, in fondo, umanità e mostruosità sembrano adattarsi a convivere perfettamente sotto la stessa pelle.

Probabilmente, a questo punto, non ci sarà davvero bisogno di specificarlo, ma il fatto è che le interpretazioni del cast di “Servant” restano di altissimo livello.

Quest’anno, ovviamente, sono state soprattutto le incontenibili Nell Tiger Free e Lauren Ambrose a dominare la scena; due opposti complementari, i poli di luce e oscurità attorno a cui le loro controparti maschili, inevitabilmente, si limitano a ruotare intorno come satelliti.

Fra l’altro, l’inconcepibile mobilità dei loro visi ha consentito loro reggere dei primi piani che mi sentirei di definire quasi espressionisti; un mix esplosivo di tensioni sotterranee, istinti primordiali ed emozioni represse, che consente alle due attrici di comunicare con il pubblico su un livello che sfida i confini della mera razionalità.

Cos’altro potrei aggiungere?

Attendere la quarta - e ultima - stagione sarà un’agonia.

 

venerdì 1 aprile 2022

"Hell Bent": Leigh Bardugo svela copertina, trama e data d'uscita del sequel de "La Nona Casa"

Il sequel de “La Nona Casa” si chiamerà “Hell Bent”, e uscirà (in inglese) il 9 gennaio 2023!

Leigh Bardugo ci ha finalmente svelato la buona notizia e, personalmente, non vedo l’ora di mettere le mani sulla seconda avventura di Alex Stern, alias una delle (anti-)eroine più complesse, intriganti e morbosamente tormentate che il panorama della narrativa (dark) fantasy abbia attualmente da offrire! *___*

 

La Nona Casa, Vol. 2

Potete acquistarlo QUI in inglese


Hell Bent”: la trama

Galaxy “Alex” Stern è determinata a tirare fuori Darlington dall’inferno – perfino se questo dovesse costarle la possibilità di continuare ad avere un futuro presso Casa Lethe, e a Yale in generale.

Ma Alex sta giocando con forze estremamente al di là del suo controllo e, non appena alcuni membri della sua facoltà cominciano a morire, capisce subito che non si tratta di incidenti o episodi isolati.

Qualcosa di mortale è di nuovo all’opera a New Haven e, se Alex intende sopravvivere, dovrà confrontarsi con i mostri del suo passato e con un’oscurità che sembra dimorare nelle mura stesse dell’università.

 

Il sequel più atteso

La Nona Casa” è stato senz’altro uno dei migliori libri fantasy del 2019.

Un urban fantasy/dark academia anticonvenzionale e irresistibile, dai toni estremamente cupi e maturi. 

Un deciso “cambio di direzione” per la reginetta del fantasy in chiave pop/YA Leigh Bardugo; una prova che, peraltro, il pubblico ha peraltro di ricompensare con uno straordinario successo commerciale.

Il finale del primo libro, in realtà, ci aveva lasciati un po’ in sospeso, soprattutto per quanto riguarda le sorti di un certo personaggio.

Da questo punto di vista, la scelta del titolo di questo secondo volume si rivela emblematica, dal momento che basta e avanza a confermare un paio di sospetti.

In realtà, in un primo momento Leigh Bardugo aveva pensato di chiamare il sequel “Gentleman Demon”. Solo che, a storia ultimata, l’autrice si è resa conto che «il libro aveva finito per trasformarsi in una creatura molto meno civilizzata di così.»

Sempre citando il testo di uno dei post pubblicati sui suoi account social nel corso delle ultime ore:

«Perciò, che cosa possiamo aspettarci da “Hell Bent”?

Lingue morte, gente morta, magia nera, grandi risentimenti, cattivi comportamenti, lussuria, amore, demoni letterali e figurativi... nonché un pizzico di architettura di qualità.»

Ora... non so, di preciso, quale effetto riescano a esercitare su di voi queste parole.

Ma per quanto mi riguarda?

Hell Bent” è già schizzato in cima alla mia lista dei libri più attesi del 2023!

 

La Nona Casa”: la serie tv

Amazon Prime Video ha annunciato di aver acquistato i diritti per l’adattamento televisivo della saga di Alex Stern due giorni dopo il debutto del primo volume in libreria, e il progetto dovrebbe essere tuttora in fase di lavorazione.

Se ne sta occupando la stessa Bardugo, nelle doppia veste di produttrice esecutiva e sceneggiatrice.

Il “carnet” di impegni dell’autrice, negli ultimi anni, è sempre stato abbastanza febbrile (il Grishaverse si è trasformato in un progetto multimediale dal respiro particolarmente ambizioso...), per cui è sicuramente vero che la serie tv si sta facendo “un pochino” desiderare.

Ma, con un pizzico di fortuna, l’autrice ci comunicherà presto altri aggiornamenti... auspicabilmente, anche in relazione alla scelta del cast (non vedo l’ora di scoprire chi interpreterà Alex! <3) e alla possibile data di uscita.

Nel frattempo, Prime Video continua a manifestare il suo grande interesse nei confronti del fantasy dalle tinte più oscure: oltre allo show basato su “La Nona Casa”, infatti, il colosso dello streaming dovrebbe produrre presto anche l’adattamento del sensazionale successo virale “The Atlas Six” di Olivie Blake.




martedì 29 marzo 2022

“A Magic Steeped in Poison”: il libro fantasy YA di Judy I. Lin arriva in Italia nel 2023

Tramite i suoi canali social, Oscar Vault ha fatto sapere ai suoi lettori che “A Magic Steeped in Poison” e il suo sequel,“A Venom Dark and Sweet”, arriveranno in Italia nel corso del 2023!

Questi due YA, firmati dalla scrittrice taiwanese-canadese Judy I. Lin, compongono la duologia “Book of Tea”.

Joan He, autrice de “La Stirpe della Gru”, ha descritto “A Magic Steeped in Poison” in questo modo: «Scritto magnificante, il libro riuscirà sicuramente a stregare tanto gli appassionati di fantasy, quanto gli aficionados di Cdrama...»

Non siete un po’ curiosi? :)

 


Potete acquistarlo QUI in inglese


La trama

«Un tempo, guardavo le mie mani con orgoglio. Adesso, tutto quello che riesco a pensare è, “Queste sono le stesse mani che hanno seppellito mia madre”.»

Per Ning, c’è soltanto una cosa che fa più male della perdita di sua madre: sapere che quella morte è avvenuta per colpa sua.

È stata lei, infatti, a distillare inconsapevolmente il potente tè avvelenato che l’ha uccisa... un tè avvelenato che, adesso, minaccia di portarsi via anche sua sorella, Shu.

Non appena Ning scopre che sta per tenersi una competizione destinata a scovare il più grande shennong-shi del regno (vale a dire, un maestro nell’antica e magica arte della preparazione del tè), la ragazza decide di partecipare e viaggia fino alla città imperiale.

Il vincitore, infatti, riceverà un favore dalla principessa, e questa potrebbe essere l’unica occasione, per Ning, di salvare la sorella in pericolo.

Ma fra rivali pronti ad accoltellarla alle spalle, sanguinose macchinazioni di corte, e un misterioso (e affascinante) ragazzo che nasconde un segreto scioccante, in realtà potrebbe essere proprio Ning a correre il pericolo più grande di tutti!

 

Storia di una ribellione

Wow... a quanto pare, per i fan dei fantasy ispirati alla mitologia e al folclore cinese, “A Magic Steeped in Poison” e“A Venom Dark and Sweet” saranno praticamente una lettura “obbligata”!

In realtà, intorno a questi due titoli ha sempre ruotato una grande curiosità. Parte di questa fascinazione va senz’altro attribuito alle splendide copertine che corredano i due romanzi di Judy I. Lin. 

Le illustrazioni, realizzate dalla fenomenale artista Sija Hong, riescono a incendiare l’immaginazione del lettore in un microsecondo.

Per citare le parole della stessa Lin: «L’arte di Sija Hong è spettacolare ed è riuscita a strapparmi il fiato fin dalla prima volta in cui ho visto la copertina di “A Magic Steeped in Poison”. 

Ci sono così tanti elementi che è riuscita a catturare: i gigli acquatici e i fiori di loto, le carpe e i serpenti, e poi la mia protagonista, Ning, che occupa la posizione centrale. Che tiene in mano una tazza di tè, brandendo la sua magia.

Spaventata, ma pronta a ribellarsi. E a ricordarmi la stessa paura che sentivo io, mentre scrivevo la sua storia. La paura che avrei sbagliato tutto, che non sarebbe stata una storia abbastanza buona, che io non sarei stata brava abbastanza.

Eppure, eccola qui.»

Oltre che in Canada e in Italia, la saga "Book of Tea" debutterà presto anche negli USA e in Gran Bretagna. 

Congratulazioni, Judy! ;)


 

lunedì 28 marzo 2022

Recensione: "Dead Silence", di S. A. Barnes

Dead Silence” è un elettrizzante libro horror/sci-fi di S.A. Barnes, ambientato nello spazio profondo e ispirato ad alcuni fra i più grandi classici della narrativa e del mondo del cinema: “Shining”, “Titanic”, “Alien”, “Gravity”...

Un survival horror che è praticamente un blockbuster, e che, tuttavia, riesce a elevarsi al di sopra della stragrande maggioranza di titoli affini grazie all’impeccabile uso del suo narratore inaffidabile, alla sua inquietante atmosfera claustrofobica e allo sviluppo di una trama talmente incalzante e coinvolgente da rischiare seriamente di creare dipendenza!


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La trama

Claire Kovalik è a un passo dal ritrovarsi senza lavoro. La sua figura professionale, ormai, è diventata obsoleta: ben presto, la sua squadra di “riparatori” spaziali verrà sostituita da un sistema automatizzato, e a lei non resterà altro da fare se non tornare sulla Terra e rassegnarsi a un impiego d’ufficio dietro una comoda scrivania.

Ma, nel bel mezzo della sua ultima missione fra le stelle, la squadra di Claire intercetta un segnale di soccorso proveniente da una nave sconosciuta.

Claire, che non ha più nulla da perdere (e nessun desiderio di rimettere piede sulla Terra), decide di investigare.

Il team fa quindi una scoperta scioccante, e si imbatte nell’Aurora, una famosa nave spaziale da crociera scomparsa, nel pieno del suo viaggio inaugurale, insieme al suo carico di personalità di spicco, membri dell’alta società e piccole celebrità del mondo dello spettacolo.

Un incidente avvenuto vent’anni prima, e di cui mai nessuno era riuscito a svelare il mistero.

Poiché nello spazio vige una regola su tutte – “chi lo trova, se lo tiene” – Claire e il resto della squadra decidono di sbarcare sul ponte della Aurora e procurarsi le prove necessarie a rendere legale e vincolante il loro ritrovamento.

Ma basta un’occhiata per rendersi conto che, a bordo dell’Aurora, c’è qualcosa che non quadra.

Sussurri nell’oscurità. Ombre in movimento. Messaggi inquietanti scribacchiati con il sangue.

Claire dovrà lottare con le unghie e con i denti per rimanere aggrappata alla propria sanità mentale, ma anche per scoprire cos’è veramente accaduto a bordo dell’Aurora... prima che il suo equipaggio vada incontro allo stesso destino.

 

“Dead Silence”: la recensione

L’immagine che apre il romanzo di S. A. Barnes è talmente primordiale ed espressiva da rendere immediatamente chiaro quale sarà il tema della narrazione: un’istantanea della sua protagonista, Claire, sospesa nello spazio. Un cavo sottilissimo costituisce il suo unico legame con la sua nave e, soprattutto, con le persone che la aspettano a bordo.

Claire tiene molto al suo equipaggio. Li considera quasi una famiglia; l’unica che le sia rimasta, dopo che un’esperienza traumatica della sua infanzia le ha portato via tutto il resto... anche se lei dubita seriamente che i suoi colleghi siano disposti a vederla allo stesso modo.

Ma, ormai, Claire sta per perdere il lavoro, insieme a ogni speranza di continuare a fare quello che ha sempre desiderato, o di vivere come ha sempre sognato. Così, a poco a poco, il suo collegamento con la realtà, comincia a farsi più fragile e intermittente; ed ecco che la mano della donna comincia a spostarsi -  dapprima timidamente, poi sempre con maggior convinzione - verso il cavo che le impedisce di perdersi definitivamente fra le stelle.

Sganciarlo potrebbe rappresentare un piccolo passo per l’umanità, un grande passo per il suo sogno inconfessabile di rinunciare a tutto e lasciarsi scivolare via nell’oscurità una volta per tutte...

Dead Silence” comincia così, all’insegna dell’eterna dicotomia fra l’istinto di sopravvivenza e il desiderio di morte; fra la voglia di lottare e la tentazione di piegare le ginocchia e rimanere a terra.

Un’immagine vividissima, viscerale e universale, che mi ha scaraventato al centro della narrazione con la forza di un motore propulsore, incoraggiandomi a divorare i capitoli del romanzo uno dopo l’altro...

 

In the dark...

Ma sia messo agli atti il fatto che “Dead Silence” si propone di essere, sopra ogni altra cosa, un romanzo deliziosamente terrificante; la storia di una nave spaziale infestata che galleggia a centinaia di milioni di anni luce da tutto ciò che la nostra specie conosce, di cui ha bisogno per sopravvivere e prosperare.

Nel corso del suo romanzo, S. A. Barnes riesce a regalarci parecchi jump scares, quasi tutti efficaci, e lo fa con la grazia consumata di un’autentica maestra del brivido.

Dopotutto, durante la lettura, la suspense comincia ad avvolgersi intorno al petto del lettore come una specie di coperta bagnata; e quel senso di ansiosa aspettativa, di febbrile anticipazione, non fa altro che crescere esponenzialmente con lo scorrere dei capitoli – e, chiaramente, delle scioccanti rivelazioni che attendono l’equipaggio a bordo dell’Aurora.

Claire, dal canto suo, incarna una protagonista al tempo stesso forte e vulnerabile. I suoi punti di debolezza controbilanciano perfettamente le sue qualità, per cui il lettore viene scaraventato in un vortice di dubbio costante: riuscirà la donna a superare le mille (e agghiaccianti) prove che la aspettano fra i tetri corridoi dell’Aurora? Oppure soccomberà alle sue paure, lasciandosi definitivamente consumare dai suoi demoni?

Il suo conflitto interiore è talmente realistico, talmente convincente, da evocare in chi legge uno stato di imprevedibilità assolutamente magnetico.

Per scoprire il finale, puoi soltanto continuare a leggere fino a perdere ogni cognizione del tempo, e rassegnarti all’idea di trascorrere una paio di notti insonni.

Ma ne vale la pena...

Insomma, se vi piace il genere, se pensate che film come “Sunshine” e “Prometheus” siano fin troppo sottovalutati, provate a leggere “Dead Silence”: vi lascerà senza fiato! ;D



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