giovedì 29 ottobre 2020

Recensione: "Black Box: Ritrova Te Stesso" - Welcome to the Blumhouse (Episodio 2)

 


Sto iniziando a sospettare che Amazon Prime Video non abbia fatto un grande affare, con l'acquisto di questo progetto "Welcome to the Blumhouse".
 Il primo film, "The Lie", è uno scialbo thrillerino  a base di abusati cliché narrativi e generici pregiudizi sul mondo degli adolescenti. Questo "Black Box - Ritrova Te Stesso", drammone esistenziale infarcito di elementi sci-fi, sinceramente mi è sembrato altrettanto fiacco e demoralizzante.

Il protagonista è Nolan (Mamoudou Athie), un vedovo dell'alta borghesia con gravi problemi di amnesia. Dopo la morte della moglie, l'uomo si prende cura dell'adorabile figlioletta Ava (Amanda Christine) e cerca di venire a capo dei suoi sporadici attacchi di prosopagnosia. Ma le complicazioni legate alla vita quotidiana gli rendono impossibile proseguire sugli stessi binari: i ricordi smarriti e i danni cerebrali riportati in seguito a un brutto incidente l'hanno trasformato in un uomo profondamente diverso da ciò che era in passato. Nolan decide quindi di rivolgersi alla dottoressa Lilian (Phylicia Rashad), una scienziata che afferma di aver approntato una complessa tecnologia in grado di restituire alle persone affette dai suoi stessi disturbi una parvenza di identità.

La cosa che mi ha colpito di "Black Box" è che la trama avrebbe potuto svilupparsi in decine di direzioni diverse, e generare un intreccio intrigante e degno di nota in almeno metà delle occasioni. Come abbia fatto Emmanuel Osei-Kuffour a imboccare l'unica strada destinata a sconcertare e frustrare lo spettatore fino allo sfinimento, non credo che lo capirò mai. 
La sceneggiatura, nel complesso, sembra puntare molto sul twist di fine secondo atto, ma onestamente credo che qualsiasi persona in grado di aggrapparsi a una soglia d'attenzione minima sarebbe stata in grado di prevedere la "grande rivelazione" con largo anticipo. La trama ci getta gli indizi in faccia come se fossero pietre, piuttosto che pietanze delicate da servirci su un piatto d'argento. E così, a lungo andare, le incongruenze e le evidenti  contraddizioni hanno finito per risvegliare l'implacabile Annie Wilkes che dorme dentro di me; una voce da censore nascosta da qualche parte in fondo alla mia testa che all'occorrenza non fa altro che tuonare: "Ma tu hai imbrogliato, Paul, sei stato cattivooooo!" XD.

Anche sul piano tematico, "Black Box" si muove sul filo del rasoio, senza mai decidersi a imboccare una strada coerente. All'inizio, sembra quasi che Osei-Kuffour voglia provare a esplorare le difficoltà del rapporto genitori/figli; ma anche questi spunti vengono sacrificati in men che non si dica, mentre l'attenzione torna a concentrarsi esclusivamente sul disagio interiore di un protagonista instabile e assolutamente incomprensibile. 
Il potenziale fascino dell' idea primaria (sintetizzata, in breve, dalla scena in cui Nolan entra nella cosiddetta "black box" per la prima volta) viene peraltro vanificato dalle blande scelte estetiche del regista (quali scelte?) e dai frettolosi sviluppi che collegano le due metà del film (pre e post-rivelazione), stroncando sul nascere ogni possibilità di lasciarci irretire dai fattori "suspense e mistero".

Esattamente come "The Lie", "Black Box" sembra girato soltanto per garantire ai malati di insonnia una valida alternativa all'opzione "fissa-il-soffitto-finchè-non-muori-o-ti-addormenti". 
Come se non bastasse, l''epilogo mi ha fatto digrignare i denti e ululare una serie di invettive contro lo schermo ("Paaaauuullll!"), perché un epilogo abborracciato (e scopiazzato) non basta certo a trasformare un pretenzioso filmetto intimista in una pellicola di genere.


Giudizio personale:

2.4/10

Potete attivare il servizio di prova gratuita di Prime Video in qualsiasi momento: per dare un'occhiata e/o iscrivervi, potete vistare QUESTA pagina!


2 commenti:

  1. Mi spiace che non ti sia piaciuto D: ma se può consolarti hai salvato me dalla perdita di tempo. Non credo proprio che lo guarderò.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un po' sì, Kate, mi consola! Almeno saprò che il mio sacrificio non è stato inutile ehehe! ;D

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...