"Il racconto si ispira a dei fatti realmente accaduti a George e Kathy Lutz che, insieme ai tre figli di lei, nel dicembre 1975 si trasferiscono nella casa 112 Ocean Avenue di Amityville, Long Island. La casa era già nota alla cronaca, in quanto l'anno precedente Ronald DeFeo Jr. sterminò brutalmente sei membri della sua famiglia. Dopo 28 giorni, i Lutz lasciano la casa, in preda al terrore, sostenendo di aver vissuto dei fenomeni paranormali di carattere demoniaco al suo interno." (Fonte: Wikipedia)
Quando sente
pronunciare le parole “Amityville Horror”, la maggior parte
della gente tende a pensare al film del 1979 diretto Stuart Rosenberg, o al
massimo a uno dei suoi millemila sequel e remake. Non tutti sanno, però, che l’odissea
di George e Kathy Lutz in una delle
case infestate più famose d’America era già stata narrata in un clamoroso libro
di Jay Anson, il bestseller “The Amityville Horror”.
Ho usato la
parola “libro”, non “romanzo”, dal momento che, a sentire Anson e i suoi due “testimoni”,
ogni singolo avvenimento descritto nell’opera è basato su fatti realmente accaduti (?!). Un elemento del quale non vale la pena soffermarsi a parlare, secondo me, anche perché,
nel corso degli anni, di teorie e speculazioni dedicate all’argomento se ne
sono sentite veramente a iosa.
Mi limiterò,
pertanto, a considerare “The Amityville
Horror” alla stregua di un normalissimo libro horror, un comune pezzo di fiction e non un “memoir”, una
biografia della sinistra magione al numero 112
di Ocean Avenue o qualsiasi altra cosa Anson avesse in mente, nel momento
in cui ha scritto la sua verbosa (e pretenziosa) prefazione al testo.
Sotto certi
aspetti, la trama di “Orrore
ad Amityville” (è questo il titolo italiano dell’opera, pubblicato
nella nostra lingua dalla Sonzogno)
mostra alcuni punti in comune con quella di “Shining” di Stephen King.
Impossibile pensare alla “stanza rossa”
che, a un certo punto, i Lutz rinvengono nello scantinato della loro nuova casa
senza ricordare la famosa “redroom” di Jack e Wendy Torrance, ad esempio; o
leggere degli influssi di nefanda aggressività esercitati dalla casa sul
gioviale capofamiglia George, senza richiamare alla mente le esplosioni di
violenza di Torrance all’Overlook Hotel.
Tuttavia, il
libro di Anson si limita a sfiorare
gli argomenti introdotti dal suo libro (il sogno americano che va in pezzi, il
rapporto fra scienza e fede…) in maniera molto superficiale e sensazionalista, senza dedicare all’approfondimento
psicologico o sociale dei suoi personaggi il benché minimo livello di
interesse. Ne consegue una storia dai toni sterili e piatti, caratterizzata da
una schizofrenica alternanza di punti di vista, che si propone semplicemente di
spaventare i suoi lettori a forza di
fenomeni inspiegabili e malefiche risate demoniache avvertite nel cuore della
notte. Senza contare che l’abbondante dose
di retorica e le costanti sviolinate
a sfondo cristiano-religioso non
fanno altro che rendere il titolo ancor meno invitante, agli occhi di un
lettore dotato di una mente pensante e di una prospettiva moderna.
Eppure, trovo
impossibile negare che, su un certo livello basilare, alcune scene di “The Amityville Horror” siano ancora in
grado di procurare un piccolo brivido di terrore. Dopotutto, da questo libro –
poco sofisticato, scemarello e un po’ pacchiano – è derivata un’intera tradizione di discrete e popolari pellicole horror
a sfondo sovrannaturale, dal grande classico “Paranormal Activity” a “Insidious”,
passando per tutti gli “Esp” e i “The Conjuring” di questo
mondo (a proposito: sapevate che Lorraine e Ed Warren, i due protagonisti de “L’Evocazione”, hanno costruito una parte
della loro carriera nel mondo delle ricerche parapsicologiche proprio
investigando l’esatta natura dei fatti narrati in “The Amityville Horror”?).
Se siete dei
grandi aficionados del genere, credo
che potreste trovare interessante la lettura di questo libro, insomma. Non
fosse altro che per ritrovare le prime tracce dei vostri tropes horror preferiti, fra le pagine di singolare e halloweenoso
baraccone del terrore chiamato Amityville. Ma non aspettatevi l’eccentricità
esoterica de “L'Esorcista”, la
geniale ambiguità de “L'Incubo di Hill
House” o la profondità psicologica di “Rosemary’s Baby”; “The
Amitivylle Horror” nasce – palesemente – dall’esigenza di soddisfare la
domanda del pubblico dell’epoca, un prodotto
commerciale senza lode e senza infamia che si è ritrovato – quasi suo
malgrado – a spalancare la strada per una miriade di opere collaterali,
ugualmente incentrate sui temi dell’esorcismo, della possessione e della
demonologia.
Mi pare di capire che non è un periodo fortunato per te e per l'horror, anche se sembra un passo in avanti rispetto ai film di amazon prime XD
RispondiEliminaEffettivamente, hai ragione, ahahaha! XD
EliminaNon demordo, però: pensa che sto prendendo in seria considerazione l'idea di attivare la prova gratuita del nuovo canale della Midnight Factory, per fare un'altra scorpacciata di horror... Dovrò pure imbroccare il film giusto, prima o poi! ;D