Sulla scia di “Sei di corvi”, M. J. Kuhn firma “Among Thieves”, un fantasy heist novel incentrato sulle disavventure di una combriccola di ladri in procinto di compiere il colpo del secolo!
Una lettura scorrevole
e vivace, corredata da una solida trama e da un cast di eccentrici
bricconi, che tuttavia risente pesantemente dell’inesperienza tecnica dell’autrice, qui alla sua prova d’esordio...
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La trama
In poco più di un anno, Ryia
Cautella è riuscita a guadagnarsi una certa reputazione: nel suo quartiere,
la gente la chiama “il Macellaio di
Carrowwick”, l’assassina più veloce, letale e spietata della zona del
porto... per non parlare della sua lingua tagliante e del suo atteggiamento
indisponente!
Ryia lavora per un boss
locale che controlla la maggior parte delle attività clandestine in città. O meglio, le controllava: da qualche tempo, infatti, la banda dei Santi sta affrontando delle difficoltà impreviste, e
adesso i vari membri si ritrovano assediati dalle pressanti ambizioni di
svariate gang rivali.
Ma, un giorno, lo scaltro capobanda scopre l’esistenza di un
artefatto magico custodito nella
formidabile fortezza del Guildmaster,
il padrone assoluto dei cinque regni di Thamorr; l’uomo si dedica quindi, anima
e corpo, all’organizzazione di un
improbabile piano per impossessarsi dell’oggetto, nella speranza riconquistare
il prestigio perduto.
A Riya viene pertanto ordinato di unirsi a una piccola compagnia di delinquenti, contrabbandieri ed ex-soldati disadattati,
e di partire per l’isola del Guildmaster, un sito protetto da centinaia e
centinaia di guardie dotate di superpoteri.
Ma ogni partecipante alla spedizione custodisce un segreto –
lei compresa – e dall’ombra complotta per portare avanti un progetto privato...
Quando non puoi fidarti di nessuno, puoi davvero sperare di
sopravvivere a una missione suicida?
La banda dei Santi
“Among Thieves” è
quel classico genere di libro, a metà strada fra il serio e il faceto, che cerca di incastrare diecimila sottotrame e di armonizzare le storie di una mezza dozzina
di malandrini. Senza mai prendersi sul
serio e, soprattutto, senza mai cercare di impegnare la soglia d’attenzione del
lettore in modo particolare.
Una lettura all’insegna dello svago puro e semplice, insomma, sulla falsariga di film come “Ocean’s
Eleven” e di romanzi come “The Maleficent Seven” di Cameron
Johnston.
La narrazione segue parecchi PoV, anche se il maggior numero di capitoli è dedicato a Riya.
L’uso della focalizzazione multipla, secondo me, in questo caso convince solo fino a un certo punto: dopotutto, nessuno dei co-protagonisti
riesce a esibire un arco narrativo interessante, e gli unici personaggi dotati
di un minimo di appeal sono Evelyn, un ex capitano della guardia
cittadina caduto in disgrazia, e Riya stessa.
Fra l’altro, il 90% del mio gradimento, durante la lettura
di “Among Thieves”, è scaturito
proprio dalle frequenti (e divertentissime) interazioni fra l’eroica poliziotta
con il pallino della giustizia e l’irriverente assassina dai mille talenti. I dialoghi sono piuttosto esilaranti, e il trope degli opposti che si attraggono, per quanto
abusato, tende a fare centro più spesso che no.
Anche se il finale, devo ammetterlo, giunge come una sorta di doccia fredda perfino da questo punto di vista... e pensare che i primi capitoli mi avevano subito trasmesso un brivido di interesse, facendomi addirittura sperare in una sorta di dinamica alla Vi e Caitlyn di “Arcane”.
Sigh... ma dico io, come si fa a sprecare un’occasione così!?
XD
Ultima fermata... il nulla!
“Among Thieves” è
un romanzo progettato con cura. Si
intuisce dalla quantità di colpi di scena, dal numero di tic e manie
particolari che contraddistingue ogni singola comparsa e dalle intricatissime
macchinazioni che vivacizzano il suo intreccio.
Si deduce anche, purtroppo, dall’esagerata concentrazione di infodump e dalla terrificante artificiosità che
appesantisce la narrazione.
Il world-building è sicuramente molto “raccontato”. Si procede soprattutto per esposizione, descrizioni statiche e cliché stagnanti, presi in prestito da mille altri libri fantasy appartenenti allo stesso sottogenere.
Ne consegue un’inconfondibile piattezza di fondo, una tonalità monocorde che, a lungo andare, tende a logorare il
lettore, convintissimo di essersi imbattuto in una storia del genere in almeno
un’altra ventina di occasioni.
Probabilmente a ragione.
Il terzo atto è
un disastro. Lo dico senza mezzi
termini, tenendo sempre in considerazione il fatto che si tratta soltanto di un’opinione personale... eppure, non
credo che riuscirei a descrivere in un altro modo l’assurda amputazione di tematiche, relazioni,
punti di vista e storyline che M. J. Kuhn decide di mettere in atto nel finale.
Tanto per cominciare, “Among
Thieves”, romanzo (sulla carta) perfettamente autoconclusivo, non offre alcuna risoluzione per i due terzi dei
suoi comprimari. Preferisce adagiarsi, piuttosto, sui comodi (e discutibili)
allori di un colpo di scena conclusivo
trito e scontato, una banalità che qualsiasi lettore adulto sarebbe in grado di
prevedere a pagina 50.
Comunque, perfino nel momento in cui si degna di offrire uno
scioglimento di qualche tipo, “Among
Thieves” si lascia precipitare in una spirale di frenesia e superficialità. Tant’è che la sensazione, a lettura
ultimata, è quella di essersi lanciati a tutta birra contro una parete di
mattoni, una sorta di (dolorosa) presa in giro alla Road Runner e Wile Coyote.
All’epilogo segue quindi un senso di delusione bruciante, sicuro come la notte segue il giorno.
Soprattutto dopo essersi presi la briga di sopportare, con
pazienza, ottimismo e fiducia, trecentocinquanta pagine piene zeppe di capitoli
traballanti, paragrafi infestati di aggettivi, frasi convolute e metafore
inconsistenti.
Mi spiace ti abbia delusa :( credo proprio che ne starò alla larga.
RispondiEliminaGrazie, Kate! Le ultime due letture portate a termine mi hanno un po' demoralizzato, speriamo che le prossime mi aiutino a risollevare le sorti di gennaio! :(
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