Nel corso dell’ultima stagione televisiva, seguire “Yellowjackets” per dieci settimane mi ha fatto ricordare il valore di parole come “suspense”, “mistery” e “Oh-mia-Dea, quando diamine esce la prossima puntata?”.
La serie, disponibile su Sky/NowTV, si staglia sul sottile confine fra survival horror, dramma
(forse) sovrannaturale e thriller YA.
Se “Lost”, “The Wilds” e il libro di
Alma Katsu “The Hunger” avessero in qualche modo potuto concepire una
figlia d’amore, state pur sicuri che si sarebbe trattato di “Yellowjackets”...
La trama
Nel 1996, l’aereo di una squadra di calcio femminile liceale precipita in una selvaggia regione
desolata dell’Ontario.
I pochi superstiti attendono
i soccorsi per diciannove mesi,
prima di essere tratti in salvo. Ma non tutte le persone sopravvissute
all’impatto tornano a casa...
Venticinque anni dopo, le vittime dell’incidente stanno
ancora facendo i conti con i traumi
e le terribili conseguenze di
quell’esperienza, fra lutti mai elaborati, ricordi frammentari e la consapevolezza
di antichi, tremendi peccati collettivi.
Perché fra quei boschi
primordiali, assediate dai picchi innevati e dalla fame inconcepibile che
spesso l’inverno trascina con sé, le Yallowjackets hanno condiviso qualcosa di
cui non possono parlare.
Una catena di fatti di cui hanno solennemente giurato
di non parlare mai, a costo della loro sanità
mentale; eventi così foschi, violenti e vergognosi da continuare a pendere
sulla loro testa, ancora oggi, come la proverbiale spada di Damocle.
Perché, ai piedi di quei boschi, le Yallowjackets hanno
deposto tutti i loro segreti, i loro sogni e le loro speranze.
Ma l’oscurità è
l’unica forza che ha deciso di rispondere alle loro preghiere...
The Wilderness Between Knowledge And Ignorance...
“Yellowjackets” è
una di quelle serie che molta gente sta tralasciando di guardare,
fondamentalmente perché non compare in cima all’elenco delle consigliate su
Netflix (è una produzione Showtime,
quindi difficilmente la vedremo mai sbarcare sul colosso streaming...) e, come
se non bastasse, si dà il caso che sia anche un titolo dal taglio profondamente
adulto, dark e maturo.
È anche difficile da inquadrare
con precisione: teen-drama, horror, coming-of-age, thriller psicologico, dark
comedy... La trama abbraccia una spanna di argomenti e di tonalità, e si affida
a una potente narrazione a doppio
binario (le due linee temporali del “prima”
e del “dopo”) per costruire un
intricato e complesso racconto sospeso fra realtà
e immaginazione.
Per fortuna, di recente la serie è stata rinnovata per una seconda stagione.
Ho saputo che Stephen
King in persona ci ha messo una buona parola (cosa che non mi sorprende: la
struttura di “Yellowjackets”
richiama, in un certo senso, quella di romanzi come “It” o “L’Acchiappasogni”...),
per cui possiamo sperare che gli spettatori interessati al genere abbiano
finalmente avuto modo di notare la sua esistenza.
Sarebbe un peccato veder chiudere questa serie prima del
tempo, soprattutto perché:
a) il finale di
questa prima stagione si chiude con una serie
di cliffhanger pazzeschi, e in definitiva offre più domande che risposte;
b) la sceneggiatura
è semplicemente brillante, e il formidabile cast in grado di
sorreggerla alla perfezione: le attrici “adulte” sono quasi tutte veterane,
molto popolari all’interno del circuito del cinema indipendente, mentre le “giovani” sono volti noti o astri
potenzialmente in ascesa, dalla Ella
Purnell di “Arcane” alla Liv Hewson di “Santa Clarita Diet”, passando per Sophie Nélisse (“Storia di
una ladra di libri”) e Jasmin Savoy
Brown (“The Leftovers”);
c) non è che esistano poi così
tanti show di qualità incentrati sul tema dell’amicizia del femminile, soprattutto nell’ambito del genere horror/fantasy.
Le follie di Misty
L’atmosfera di “Yellowjackets”
è estremamente ambigua, cupa e
straniante.
I personaggi ci vengono presentati lentamente, secondo una
modalità “slow burn” successivamente
smentita da una luuuunga serie di colpi
di scena e rivelazioni destabilizzanti.
Fra i boschi come in città, nessuna delle ragazze (o delle
donne che alcune di loro avranno modo di diventare) tende a comportarsi in
maniera particolarmente eroica o
gradevole; eppure le loro rivalità, le loro amicizie e i loro ostacoli, a
poco a poco, riusciranno a diventare anche i nostri, trascinandoci in una
spirale apparentemente infinita di omicidi,
rituali di sangue e tradimenti assortiti.
Al tempo stesso, la sceneggiatura di “Yellowjackets” tende a servirsi di un’abbondante (e graditissima!)
dose di umorismo nero; battute al
vetriolo e siparietti di comicità allucinante che riescono ad alleggerire la tensione montante un
secondo prima che questa possa correre il rischio di trasformarsi in gravità
eccessiva, o addirittura in pesantezza.
Non per niente, la mia Yellowjacket preferita è Misty Quigley, interpretata dalla
mitica Christina Ricci in versione
adulta e da Sammi Hanratty in
versione adolescente.
Psicopatica di categoria superiore, Misty è un po’ una Annie Wilkes dei giorni nostri; spostata,
sempre deliziosamente sopra le righe, imprevedibile come un trickster e
semplicemente imbattibile nella materia “how to get away with murder”... ma anche protagonista, assieme ai personaggi
interpretati dalle colleghe Melanie
Lynskey, Tawny Cypress e Juliette Lewis, di alcuni momenti esilaranti
e di numerosi dialoghi tragicomici in stile “Le quattro casalinghe di Tokyo”!
Cosa ci aspettiamo dalla seconda stagione
Per contro, c’è da dire che il ritmo di “Yellowjackets” non si rivela sempre all’altezza delle aspettative.
La sensazione che gli sceneggiatori potrebbero, nel lungo
periodo, sviluppare la sgradevole tendenza a tenersi stretti gli assi migliori e a tirarla per le lunghe
continua ad aleggiare su questa prima stagione come una sorta di nube oscura.
Per ora, abbiamo sentito l’odore del fumo (e del sangue), ci
siamo nascosti nell’erba e abbiamo dato una sbirciata fra le fronde... ma i
nuovi episodi dovranno necessariamente offrici una porzione di arrosto, e anche abbondante, o correre il serio pericolo
di perdersi per strada parte della nostra fascinazione.
Mi sento abbastanza fiduciosa, però.
Mi è piaciuto tutto quello che ho visto fin qui, e resto
fermamente convinta del fatto che “Yellowjackets”
offra alcune delle scene più
terrificanti e/o disturbanti della storia dell’horror in tv.
Quindi l’unica certezza che ho, per il momento, è questo: ne
voglio ancora!
Per fortuna, pare che non dovremo aspettare troppo per veder tornare sullo schermo le nostre problematiche ex-calciatrici (e potenziali cannibali) preferite... La seconda stagione di “Yellowjackets”, infatti, è già prevista per la fine del 2022!
Cavolo, mi spiace non essere abbonata al servizio che la trasmette 😰
RispondiEliminaSperiamo che, prima o poi, possa finire anche su Netflix o Prime Video...
EliminaO magari lo trasmetteranno in chiaro: in fondo è un miracolo che ho visto accadere più di una volta, non si sa mai! ;D