“Gallant” è il libro fantasy/horror YA che V. E. Schwab ha deciso di scrivere a dimostrazione del suo eterno amore per alcuni fra i più grandi classici moderni del genere: “Coraline”, “Labyrinth”, “La Sposa Cadavere”, “La Forma dell’Acqua”...
Una lettura piacevolissima
e avvincente, che consiglierei
senz’altro a tutti i fan della narrativa
gotica per ragazzi; un titolo
che, grazie all’estro creativo e all’impressionante padronanza stilistica dimostrati
dalla sua autrice, riesce facilmente a compensare le carenze di originalità
insite nella sua trama!
La trama
Alla quattordicenne Olivia
Prior mancano tre cose: una madre, un padre, e una voce per potersi esprimere.
Sua madre l’ha abbandonata quando era ancora troppo giovane
per formarsi un’opinione in proposito; suo padre, invece, non l’ha mai
conosciuto.
Crescere in un orfanotrofio
non è facile per nessuno; quando non riesci a parlare, e le tue compagne
continuano a etichettarti come la
svitata della scuola, l’esperienza si trasforma rapidamente in un vero e
proprio incubo.
E non è che le prospettive per la vita dopo l’istituto si
prospettino particolarmente rosee... anzi!
Almeno, fino a quando Olivia non riceve una lettera da un
uomo che dichiara di essere suo zio;
un perfetto sconosciuto che, tuttavia, la invita a raggiungerlo presso la sua dimora atavica, un luogo chiamato Gallant.
Olivia accetta l’invito con entusiasmo. Ma, non appena
arriva a destinazione, scopre che suo zio è morto e che la lettera che l’ha
chiamata a casa non è stata spedita da lui.
La magione è
deserta, fatta eccezione per la servitù
e per un cugino scorbutico che,
chiaramente, non la vuole lì e non vede l’ora di sbarazzarsi di lei.
A Olivia viene comunque permesso di restare, almeno per un
po’; ma solo a patto che accetti di seguire due regole: non uscire mai di casa dopo il tramonto, e stare sempre
alla larga dal lato destro di un muro
di pietra sbreccata che corre attorno al perimetro occidentale della proprietà.
Perché, dall’altra parte del confine, si nasconde un luogo magico e pericoloso; uno da cui
molti Prior prima di lei non sono più tornati, e la cui imprevedibile malia continua a cantare attraverso il sangue che scorre nelle vene di
Olivia...
Danzando con le ombre: la recensione di "Gallant"
Come alcuni di voi ricorderanno (e pur avendone apprezzato
senz’altro una serie di aspetti), non avevo amato alla follia “La Vita Invisibile di Addie LaRue”, il precedente romanzo fantasy firmato da Victoria Schwab.
Eppure, per qualche motivo, continuo a sentirmi
inesplicabilmente attratta dai libri
di questa autrice... probabilmente perché ammiro immensamente la sua abilità linguistica, le sue atmosfere struggenti e la sua capacità
di instaurare con il lettore un rapporto
di complicità e rispetto a dir poco impareggiabile.
Da questo punto di vista, “Gallant” mi ha offerto addirittura più di quanto sperassi: il taglio cinematografico di molte scene,
la suggestiva ambientazione gotica, il
sempreverde tema della famiglia persa
(e poi, forse, ritrovata)...
Ogni singolo elemento del libro permette al lettore di immergersi completamente all’interno
della narrazione, di “riconoscere” istintivamente le familiari atmosfere in
stile “Il Giardino Segreto” e lasciarsi trascinare in una darkeggiante
vicenda dall’inconfondibile sapore
burtoniano.
Sequenze ammalianti e sottilmente inquietanti come quella
del ballo delle ombre, o l’inseguimento
dei tre cavalieri d’osso ai danni
della povera Olivia, per me possono essere descritte in un modo soltanto: iconiche!
Se siete rimasti deliziati da libri come “La Gita del Terrore” di Katherine Arden, o da uno qualsiasi fra quelli elencati in questa esaustiva lista di romanzi dark fantasy, le probabilità che “Gallant” riesca a conquistarvi sono praticamente stellari.
Fate attenzione, però: il
target di riferimento coinvolge una fascia
di lettori particolarmente "verde"... Più che di “giovani adulti”, sarebbe
forse il caso di parlare di adolescenti
e pre-teens dai 12 anni in su!
Is that you, Lila?
Fra l’altro, quest’ultima precisazione ci offre l’opportunità
di soffermarci a spendere due parole a proposito delle numerose ingenuità strutturali del romanzo.
La trama di “Gallant”
risulta piacevole, coinvolgente e decisamente adatta a una trasposizione in
formato animato; ma di certo non offre un
granché dal punto di vista dei colpi
di scena, della caratterizzazione
dei personaggi o dell’inclusività.
Un lettore un po’ più “grandicello” e smaliziato potrebbe
fare fatica a riconoscersi nelle tribolate traversie della protagonista e dei
suoi anticonvenzionali genitori; tanto più che Olivia rappresenta l’archetipo in miniatura di qualsiasi personaggio femminile incontrato finora
fra le pagine di un romanzo di Victoria Schwab: ribelle per natura, coraggiosa
e intensa per volontà della sua creatrice... e un po’ insolente e petulante per
scelta personale, a quanto pare (Lila
Bard-style! XD).
In ogni caso - devo ammetterlo - mi sono ritrovata ad apprezzare moltissimo la descrizione
del rapporto che si viene a creare fra Olivia e il mondo dell’arte, nonché la grande attenzione posta sul tema della comunicazione in ogni sua
forma: che sia poetica, musicale, figurativa, o espressa meditante il
linguaggio dei segni...
Combattere la Morte: una strana forma di eroismo
Ma il difetto
principale di “Gallant”, secondo
me, ha più che altro a che fare con il suo villain. Che in pratica è:
a) uno spauracchio
assurdo, e una copia-carbone di quello che imperversava per le strade di
Londra in “A Darker Shade of Magic”;
b) la classica incarnazione di ogni ansia, paura e fobia esistenziale mai decantata all’interno della bibliografia di Victoria Schwab.
In pratica, il terrore
della morte, come già (abbondantemente) trattato all’interno de “La Vita Invisibile di Addie LaRue”, è tutto
ciò che permette a questo terribile “mostro” fagocita-vita di prendere i
natali.
Ma, anche stavolta, è possibile riscontrare (secondo me) un’eccesiva
tendenza alla semplificazione nel
modo in cui questo tema viene affrontato: vale a dire, come se la Morte stessa fosse un nemico, un
anatema che la volitiva e determinata eroina a un certo punto viene chiamata a sconfiggere, in nome del bene collettivo
dell’umanità.
Che è un dualismo un
po’ insensato, a guardare bene in fondo al bicchiere. E che mi fa sempre
tornare in mente una citazione tratta da “Harrow the Ninth”: «Ma guarda che la morte, Harrow, non è mica un fallimento.»
Ma vabbè, come al solito, ecco che sto divagando...
Il succo della recensione
è: se amate il genere, leggete “Gallant”, perché ne vale la pena.
La verità è che Victoria Schwab diventa sempre più brava, a
prescindere dal vostro/mio personale livello
di compatibilità con i suoi personaggi e le sue trame.
“Gallant”: quando esce in Italia?
Sul profilo Instagram ufficiale della Oscar Vault, si ipotizza una data
d’uscita italiana prevista per l’estate
2022.
Come sempre, vi farò sapere non appena saranno diffusi
ulteriori aggiornamenti! ^^
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