Black Iron Legacy, Vol. 1
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"Nell'antica città di Guerdon, tre ladri - un'orfana, un ghoul e un uomo maledetto - vengono accusati di un crimine che non hanno mai commesso. La loro sete di vendetta li porterà a esporre una pericolosa cospirazione, i cui semi sono forse stati piantati ancor prima della loro nascita. Una guerra magica secolare è sul punto di riaccendersi, e nei tunnel oscuri al di sotto della città un potere malefico ha preso ad agitarsi. Soltanto restando insieme, i tre amici riusciranno - forse - a prevenire un conflitto che potrebbe portare un carico di devastazione definitivo alle porte delle loro città - e del mondo al di là."
Secoli fa, vi avevo promesso una recensione di "The
Gutter Prayer". Per qualche misteriosa ragione, la cosa ha continuato
a scivolarmi di mente, almeno fino a quando non mi sono imbattuta, un paio di
giorni fa, in una pagina del mio taccuino infarcita di appunti e considerazioni personali sul
titolo in questione.
Dovete sapere che il cupissimo libro d'esordio di Gareth Hanrahan è la lettura ideale da
consigliare ai fan dei videogiochi,
dei gdr in modo particolare. Avete presente "Dark Souls" e "Bloodborn"?
Ecco, diciamo che l'"estetica" del romanzo (immaginario + bestiario) si sposerebbe benissimo con il tipo di
grafica e sistema di gioco di un action rpg!
"The Gutter
Prayer", in un certo senso, è una specie di creatura ibrida, che si
staglia orgogliosamente al centro del crocevia che congiunge i sentieri dell'horror e dell'high fantasy. La vena dark
dell'autore si riflette sia sulla costruzione dei personaggi, sia sulla qualità
delle ambientazioni. Da un punto di vista personale, devo confessare di aver
amato molto le seconde e poco i primi; ma ritengo che i fan di autori come Mark
Lawrence o Brandon Sanderson potrebbero avere un'opinione completamente
diversa. Anche se probabilmente c’è un motivo, se nessuno dei personaggi principali
viene citato per nome all’interno della sinossi. La metropoli di Guerdon – una “grande
città violenta” con contorno di gilde, mostri, occultisti e altri loschi
figuri – è la vera attrazione del libro; anche se, bisogna dirlo, in fondo ho
adorato seguire il Pov di una certa Santa, una paladina dall'indole bizzarra e
dalla lingua tagliente che - secondo me - riesce a mettere facilmente in ombra
tutti e tre i protagonisti.
La trama, di per
sé, è quel genere di intruglio in grado di far scappare via a gambe levate
chiunque non sia un fanatico hardcore del fantasy. Una ladra, un ghoul e un
uomo di pietra si ritrovano invischiati in una cospirazione per il controllo di
Gotham City Guerdon; ciascuno
di loro verrà costretto a confrontarsi con i propri demoni, sia sul piano materiale
che su quello spirituale, e a ingaggiare battaglia contro il nemico a colpi di
spada, artiglio o pergamena. Non c'è molto altro da dire (a meno di peccare di
spoiler); Hanrahan ha posto senz’altro molta cura nella preparazione del world building (oscuro, pericoloso,
intrigante...) e nello sviluppo di un elaborato sistema magico, ma credo che nemmeno il più entusiasta dei lettori
potrebbe sognarsi di descrivere "The
Gutter Prayer" come un libro basato sull’originalità o sulla forza dei
suoi personaggi. Per logica conseguenza, nella seconda metà il plot prende ad arrancare in maniera molto macchinosa,
e devo confessare che nessuno dei twist narrativi escogitati dall’autore è
riuscito a coinvolgermi in modo particolare. Un peccato: se Hanrahan si fosse
ricordato di riversare anche un briciolo di umanità e passione nei suoi
antieroi ombrosi e tormentati, probabilmente “The Gutter Prayer” si sarebbe rivelato un piccolo gioiello…
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