Un paio di mesi fa, mi sono spinta al punto di descrivere “She Who Became the Sun” come il libro fantasy più atteso dell’estate 2021...
A fine lettura, penso ancora che quello dell’esordiente Shelley Parker-Chan sia uno dei romanzi
imprescindibili della stagione?
Bè, posso solo rispondere a questo interrogativo ponendovi
un’altra domanda: voi quanto siete interessati, di preciso, alle tematiche
inerenti alla questione dell’identità di
genere?
Radiant Emperor, Vol. 1
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La trama
Cina, 1345.
Da quando la dinastia
mongola ha conquistato il trono imperiale, nelle pianure assolate della
nazione regna una fame talmente totalizzante da essersi rivelata in grado spazzare via interi villaggi.
Ed è proprio in uno di questi desolati centri abitati che
vive la protagonista di “She Who Became
the Sun”; una ragazzina sveglia e
intraprendente, a cui naturalmente la società tende a negare ogni valore
(per il motivo più vecchio del mondo: ha commesso l’errore imperdonabile di
nascere senza un pene).
La piccola cerca di sopravvivere
come può, sottomettendosi al volere di un padre crudele e di un fratello
maggiore, Zhu Chongba, a cui le
stelle hanno promesso un grande destino.
A lei, invece, l’indovino ha sempre promesso soltanto una cosa: il nulla assoluto.
Ma quando arriva una banda
di banditi a saccheggiare quel che resta della loro casa, e a commettere un
atto di violenza imperdonabile, è Zhu
Chongba ad arrendersi; è lui – il predestinato, il prescelto dal fato - a
scegliere di rinunciare alla vita e lasciarsi morire.
A quel punto la ragazzina, con la pancia vuota e l’acqua
alla gola, può soltanto rubare i vestiti
del fratello e avviarsi verso le porte di un antico monastero.
Sarà il primo passo
di un lungo, lunghissimo viaggio,
che la condurrà a ingannare il cielo e a condurre armate, scontrarsi con
guerrieri leggendari e rimanere invischiata in convolute macchinazioni per la conquista del potere...
Spinta dal desiderio bruciante di sopravvivere, malgrado gli
orrori che la circondano, Zhu scoprirà quindi la più profonda verità su se
stessa: che forse non esisterà mai un prezzo
troppo alto da pagare, o un’atrocità
che non sarà disposta a commettere, pur di sfuggire al suo iniziale destino di oblio.”
Military fantasy, o... racconto intimista?
“She Who Became the
Sun” è un romanzo low fantasy
che, contro ogni apparenza, tende forse a rifarsi più alle “Cronache
del Ghiaccio e del Fuoco” che a “La Guerra dei Papaveri” di Rebecca F.
Kuang.
Anche se, in realtà, anche questo è un paragone impreciso. In verità, il libro di Shelley Parker-Chan mi ha fatto pensare soprattutto ai
due romanzi di Madeline Miller, “Circe” e “La Canzone di Achille”.
L’ispirazione iniziale, del resto, ha fonti molte chiare
(conosciamo tutti la leggenda di Mulan);
e devo ammettere che, per una storia di questo tipo, si rivela una scelta
semplicemente perfetta!
Anche perché la trama, sotto molti punti di vista, è una
sorta di pretesto; un escamotage che
permette a chi scrive di trattare alcune tematiche che, evidentemente, Shelley
Parker-Chan avverte in modo molto acuto e personale.
Sì, so cosa state pensando: non è forse vero lo stesso a
proposito di ogni singolo libro mai stampato sotto il cielo?
Probabilmente sì. In parte.
Resta il fatto che “She Who Became the Sun” (che, sulla carta, ptetende di presentarsi come un fantasy di stampo militaresco, o addirittura epico) è uno di quei libri che manifestano la chiara inclinazione a snobbare gli eventi a favore delle sensazioni, a privilegiare il linguaggio magniloquente a scapito della chiarezza, e a sacrificare gli elementi consueti della narrazione (archi narrativi, simbolismo, colpi di scena eccetera) sull’altare della pretenziosità e dell’autogiustificazione.
Save the best for... the beginning?
Da questo stato di cose deriva un libro che eviscera i propri nuclei tematici con forza e convinzione,
affrontando ogni sfumatura del difficile percorso di realizzazione che potrebbe
condurre una persona a capire di abitare
il corpo sbagliato – o a capire, semplicemente, che le parole “maschio” e “femmina”
andrebbero interpretate in un contesto in grado di trascendere la mera
concezione biologica dei due termini.
Ma, purtroppo, si traduce anche in un intreccio svogliato, in una caterva di personaggi secondari insignificanti,
e in una sequenza di scene che tendono a fare dello “show, don’t tell” uno
strumento opzionale.
In “She Who Became the
Sun”, quindi, troverete scene di
sesso che durano quattro pagine, descritte con una dovizia di particolari
abbastanza esagerata da sconfinare nell’hentai,
e luuunghe disquisizioni sulle predisposizioni
sentimentali di un certo personaggio, a cui è stata inflitta una punizione
terribile e che adesso ha finito per innamorarsi della persona sbagliata.
Duecento giri di parole per dire che il cielo è azzurro, l’erba
è verde e l’acqua è bagnata, conditi da tutti i classici errori che, in fondo, da qualsiasi autore esordiente è
soltanto lecito aspettarsi.
Il resoconto di intere campagne militari e di duelli all’ultimo
sangue, invece, verrà liquidato in un
paragrafo; mentre gli intrighi e le cospirazioni politiche vi lasceranno a
bocca aperta, più che altro perché prenderanno ad assumere la sconcertante
abitudine di saltare fuori dal nulla.
Se “She Who Became the
Sun” fosse stato un film, insomma, mi sarebbe sicuramente capitato di
criticare l’assurda arbitrarietà del
montaggio: non fosse altro che perché, per qualche assurdo motivo, almeno il 60%
degli avvenimenti potenzialmente interessanti finisce
per svolgersi off-screen,
lontanissimo dagli occhi (e dal cuore) del lettore!
I protagonisti
Obiettivamente parlando, ritengo che “She Who Became the Sun” possa vantare una delle migliori nemesi di cui abbia mai avuto il
piacere di leggere in un libro fantasy.
Ouyang è un
personaggio complesso, che rifugge da qualsiasi semplice categorizzazione
narrativa; non è un villain (non esattamente), ma non è nemmeno un aiutante, un
mentore o un guardiano della soglia – sebbene, in momenti diversi, arrivi ad
assumere ciascuno di questi ruoli fondamentali nell’ottica dell’arco della protagonista.
Zhu, dal canto
suo, per me si è rivelata... deludente?
Non saprei come spiegarlo. Sicuramente l’uso della
focalizzazione (con narratore
onnisciente) non aiuta a entrare particolarmente in sintonia con questo
personaggio, una persona che passa i tre quarti del tempo a pensare al destino
e a indulgere in vanagloriose manie di
grandezza.
Anche perché, ditemi quello che volete, l’espressione “moralmente ambigua” non basta a giustificare
alcune delle sue scellerate decisioni finali.
Non riesco neanche a immaginare cosa Parker-Chan preveda di
fare, invece, con Ma Yingzi. Dopotutto,
la sua presentazione lasciava presagire un piano, una veste “importante”, come
se il suo personaggio avesse realmente una personalità e una funzione... ma, ovviamente, le ultime pagine del romanzo sembrano
smentire questa inclinazione.
Suppongo che dovremo aspettare l’uscita del volume successivo, per avere una
risposta definitiva...
Un fuoco di paglia?
Il punto è questo: “She
Who Became the Sun”, secondo me, è un libro interessante.
Il worldbuiling è
molto curato, la prospettiva di
Shelley Parker-Chan unica e convincente.
Però non credo sia uno dei migliori libri fantasy degli
ultimi anni, né uno spettacolare romanzo ad ambientazione asiatica, nel senso
più ampio del termine.
Ha semplicemente avuto la fortuna di uscire al momento
giusto, e di poter trarre giovamento dalla grande ondata di curiosità che ruota
attorno ad alcuni temi molto delicati e importanti.
Volete leggere un romanzo con una trama più o meno simile,
ma dotato di un ritmo più incalzante, di personaggi vividi e di un linguaggio più
coinvolgente? Leggete la duologia di “Eona” di Alison Goodman.
Volete lasciarvi trascinare in un viaggio dissennato e
brutale, sfiorare l’apice della dannazione e della crudeltà, sullo sfondo di
una ribellione maledetta dagli dei? Leggere “La Guerra dei Papaveri”
di R. F. Kuang.
Volete immergervi nell’atmosfera incantata di una love-story
sensuale, mozzafiato e contrastata da oscure creature ispirate alla mitologia
cinese e giapponese? Leggete “The Tiger’s Daughter” di K.
Arsenault Rivera.
Amate il genere wuxia, i personaggi eccentrici e i romanzi
di cappa e di spada? Leggete “The Order of the Pure Moon Reflected in Water” di Zen Cho.
Siete interessati ad approfondire i concetti di “identità non binaria”, gender fluidity e disforia sessuale?
Bè, non vi resta che armarvi di pazienza: l’edizione italiana di “She Who Became the Sun” arriverà in
libreria a partire dai prossimi mesi, a opera della Mondadori! :)
La trama sembrerebbe anche interessante, mi preoccupa però lo svolgimento perché da quello che hai scritto non sembra un libro molto attraente da quel punto di vista :/
RispondiEliminaPer me, la parte centrale ha coinciso con una sorta di "ristagno emotivo": nel senso che non mi ha trasmesso assolutamente nulla, anzi, a dire il vero è riuscito a logorare quel poco di sintonia con i personaggi che mi sembrava di essere riuscita a creare :(
EliminaOvviamente, però, la mia è solo un'opinione, una tra le tante! ^^
Ho appena finito di leggerlo e cercando qualche altro libro ho trovato il tuo blog super interessante. Tornando al libro condivido appieno la tua opinione. Non capisco l'obiettivo dell'autrice tant'è che sembra pure che alla fine si sia stancata di scrivere, tanto ha buttato li cose a caso. Temi interessanti sono stati trattati superficialmente. È impossibile empatizzare con Zhu, solo Ma è un personaggio che sembra degno di nota ma anch'esso solo abbozzato. Non credo leggerò il seguito.
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