domenica 17 ottobre 2021

Recensione: "She Who Became the Sun", di Shelley Parker-Chan

Un paio di mesi fa, mi sono spinta al punto di descrivere “She Who Became the Sun” come il libro fantasy più atteso dell’estate 2021...

A fine lettura, penso ancora che quello dell’esordiente Shelley Parker-Chan sia uno dei romanzi imprescindibili della stagione?

Bè, posso solo rispondere a questo interrogativo ponendovi un’altra domanda: voi quanto siete interessati, di preciso, alle tematiche inerenti alla questione dell’identità di genere?

 

Radiant Emperor, Vol. 1

Potete acquistarlo QUI in inglese


La trama

Cina, 1345.

Da quando la dinastia mongola ha conquistato il trono imperiale, nelle pianure assolate della nazione regna una fame talmente totalizzante da essersi rivelata in grado spazzare via interi villaggi.

Ed è proprio in uno di questi desolati centri abitati che vive la protagonista di “She Who Became the Sun”; una ragazzina sveglia e intraprendente, a cui naturalmente la società tende a negare ogni valore (per il motivo più vecchio del mondo: ha commesso l’errore imperdonabile di nascere senza un pene).

La piccola cerca di sopravvivere come può, sottomettendosi al volere di un padre crudele e di un fratello maggiore, Zhu Chongba, a cui le stelle hanno promesso un grande destino. A lei, invece, l’indovino ha sempre promesso soltanto una cosa: il nulla assoluto.

Ma quando arriva una banda di banditi a saccheggiare quel che resta della loro casa, e a commettere un atto di violenza imperdonabile, è Zhu Chongba ad arrendersi; è lui – il predestinato, il prescelto dal fato - a scegliere di rinunciare alla vita e lasciarsi morire.

A quel punto la ragazzina, con la pancia vuota e l’acqua alla gola, può soltanto rubare i vestiti del fratello e avviarsi verso le porte di un antico monastero.

Sarà il primo passo di un lungo, lunghissimo viaggio, che la condurrà a ingannare il cielo e a condurre armate, scontrarsi con guerrieri leggendari e rimanere invischiata in convolute macchinazioni per la conquista del potere...

Spinta dal desiderio bruciante di sopravvivere, malgrado gli orrori che la circondano, Zhu scoprirà quindi la più profonda verità su se stessa: che forse non esisterà mai un prezzo troppo alto da pagare, o un’atrocità che non sarà disposta a commettere, pur di sfuggire al suo iniziale destino di oblio.”

 

Military fantasy, o... racconto intimista?

She Who Became the Sun” è un romanzo low fantasy che, contro ogni apparenza, tende forse a rifarsi più alle “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” che a “La Guerra dei Papaveri” di Rebecca F. Kuang.

Anche se, in realtà, anche questo è un paragone impreciso. In verità, il libro di Shelley Parker-Chan mi ha fatto pensare soprattutto ai due romanzi di Madeline Miller, “Circe” e “La Canzone di Achille”.

L’ispirazione iniziale, del resto, ha fonti molte chiare (conosciamo tutti la leggenda di Mulan); e devo ammettere che, per una storia di questo tipo, si rivela una scelta semplicemente perfetta!

Anche perché la trama, sotto molti punti di vista, è una sorta di pretesto; un escamotage che permette a chi scrive di trattare alcune tematiche che, evidentemente, Shelley Parker-Chan avverte in modo molto acuto e personale.

Sì, so cosa state pensando: non è forse vero lo stesso a proposito di ogni singolo libro mai stampato sotto il cielo?

Probabilmente sì. In parte.

Resta il fatto che “She Who Became the Sun” (che, sulla carta, ptetende di presentarsi come un fantasy di stampo militaresco, o addirittura epico) è uno di quei libri che manifestano la chiara inclinazione a snobbare gli eventi a favore delle sensazioni, a privilegiare il linguaggio magniloquente a scapito della chiarezza, e a sacrificare gli elementi consueti della narrazione (archi narrativi, simbolismo, colpi di scena eccetera) sull’altare della pretenziosità e dell’autogiustificazione.

 

Save the best for... the beginning?

Da questo stato di cose deriva un libro che eviscera i propri nuclei tematici con forza e convinzione, affrontando ogni sfumatura del difficile percorso di realizzazione che potrebbe condurre una persona a capire di abitare il corpo sbagliato – o a capire, semplicemente, che le parole “maschio” e “femmina” andrebbero interpretate in un contesto in grado di trascendere la mera concezione biologica dei due termini.

Ma, purtroppo, si traduce anche in un intreccio svogliato, in una caterva di personaggi secondari insignificanti, e in una sequenza di scene che tendono a fare dello “show, don’t tell” uno strumento opzionale.

In “She Who Became the Sun”, quindi, troverete scene di sesso che durano quattro pagine, descritte con una dovizia di particolari abbastanza esagerata da sconfinare nell’hentai, e luuunghe disquisizioni sulle predisposizioni sentimentali di un certo personaggio, a cui è stata inflitta una punizione terribile e che adesso ha finito per innamorarsi della persona sbagliata.

Duecento giri di parole per dire che il cielo è azzurro, l’erba è verde e l’acqua è bagnata, conditi da tutti i classici errori che, in fondo, da qualsiasi autore esordiente è soltanto lecito aspettarsi.

Il resoconto di intere campagne militari e di duelli all’ultimo sangue, invece, verrà liquidato in un paragrafo; mentre gli intrighi e le cospirazioni politiche vi lasceranno a bocca aperta, più che altro perché prenderanno ad assumere la sconcertante abitudine di saltare fuori dal nulla.

Se “She Who Became the Sun” fosse stato un film, insomma, mi sarebbe sicuramente capitato di criticare l’assurda arbitrarietà del montaggio: non fosse altro che perché, per qualche assurdo motivo, almeno il 60% degli avvenimenti potenzialmente interessanti finisce per svolgersi off-screen, lontanissimo dagli occhi (e dal cuore) del lettore!

 

I protagonisti

Obiettivamente parlando, ritengo che “She Who Became the Sun” possa vantare una delle migliori nemesi di cui abbia mai avuto il piacere di leggere in un libro fantasy.

Ouyang è un personaggio complesso, che rifugge da qualsiasi semplice categorizzazione narrativa; non è un villain (non esattamente), ma non è nemmeno un aiutante, un mentore o un guardiano della soglia – sebbene, in momenti diversi, arrivi ad assumere ciascuno di questi ruoli fondamentali nell’ottica dell’arco della protagonista.

Zhu, dal canto suo, per me si è rivelata... deludente?

Non saprei come spiegarlo. Sicuramente l’uso della focalizzazione (con narratore onnisciente) non aiuta a entrare particolarmente in sintonia con questo personaggio, una persona che passa i tre quarti del tempo a pensare al destino e a indulgere in vanagloriose manie di grandezza.

Anche perché, ditemi quello che volete, l’espressione “moralmente ambigua” non basta a giustificare alcune delle sue scellerate decisioni finali.

Non riesco neanche a immaginare cosa Parker-Chan preveda di fare, invece, con Ma Yingzi. Dopotutto, la sua presentazione lasciava presagire un piano, una veste “importante”, come se il suo personaggio avesse realmente una personalità e una funzione...  ma, ovviamente, le ultime pagine del romanzo sembrano smentire questa inclinazione.

Suppongo che dovremo aspettare l’uscita del volume successivo, per avere una risposta definitiva...

 

Un fuoco di paglia?

Il punto è questo: “She Who Became the Sun”, secondo me, è un libro interessante.

Il worldbuiling è molto curato, la prospettiva di Shelley Parker-Chan unica e convincente.

Però non credo sia uno dei migliori libri fantasy degli ultimi anni, né uno spettacolare romanzo ad ambientazione asiatica, nel senso più ampio del termine.

Ha semplicemente avuto la fortuna di uscire al momento giusto, e di poter trarre giovamento dalla grande ondata di curiosità che ruota attorno ad alcuni temi molto delicati e importanti.

Volete leggere un romanzo con una trama più o meno simile, ma dotato di un ritmo più incalzante, di personaggi vividi e di un linguaggio più coinvolgente? Leggete la duologia di “Eona di Alison Goodman.

Volete lasciarvi trascinare in un viaggio dissennato e brutale, sfiorare l’apice della dannazione e della crudeltà, sullo sfondo di una ribellione maledetta dagli dei? Leggere “La Guerra dei Papaveri” di R. F. Kuang.

Volete immergervi nell’atmosfera incantata di una love-story sensuale, mozzafiato e contrastata da oscure creature ispirate alla mitologia cinese e giapponese? Leggete “The Tiger’s Daughter di K. Arsenault Rivera.   

Amate il genere wuxia, i personaggi eccentrici e i romanzi di cappa e di spada? Leggete “The Order of the Pure Moon Reflected in Water” di Zen Cho.

Siete interessati ad approfondire i concetti di “identità non binaria”, gender fluidity e disforia sessuale

Bè, non vi resta che armarvi di pazienza: l’edizione italiana di “She Who Became the Sun” arriverà in libreria a partire dai prossimi mesi, a opera della Mondadori! :)

 



 

3 commenti:

  1. La trama sembrerebbe anche interessante, mi preoccupa però lo svolgimento perché da quello che hai scritto non sembra un libro molto attraente da quel punto di vista :/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per me, la parte centrale ha coinciso con una sorta di "ristagno emotivo": nel senso che non mi ha trasmesso assolutamente nulla, anzi, a dire il vero è riuscito a logorare quel poco di sintonia con i personaggi che mi sembrava di essere riuscita a creare :(
      Ovviamente, però, la mia è solo un'opinione, una tra le tante! ^^

      Elimina
  2. Ho appena finito di leggerlo e cercando qualche altro libro ho trovato il tuo blog super interessante. Tornando al libro condivido appieno la tua opinione. Non capisco l'obiettivo dell'autrice tant'è che sembra pure che alla fine si sia stancata di scrivere, tanto ha buttato li cose a caso. Temi interessanti sono stati trattati superficialmente. È impossibile empatizzare con Zhu, solo Ma è un personaggio che sembra degno di nota ma anch'esso solo abbozzato. Non credo leggerò il seguito.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...