domenica 11 aprile 2021

Recensione: "The Dollhouse Family", di M. R. Carey

 

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Se avete mai letto qualcosa dell’autore britannico M. R. Carey, sapete già che il rapporto madre/figlia assume spesso un ruolo centrale all’interno delle sue trame. La sua nuova miniserie a fumetti, “The Dollhouse Family: La Casa delle Bambole”, non fa eccezione!

Dovete sapete che la sua opera abbraccia una spanna temporale che si estende per svariati secoli. “The Dollhouse Family” è un horror generazionale, il resoconto di un maleficio che ha cominciato a infettare il cuore di una tranquilla famiglia inglese già nel corso dell’Ottocento.

La protagonista assoluta è Alice, una ragazzina curiosa e vivace che riceve in eredità una preziosissima Casa delle Bambole.

La piccola condivide un rapporto speciale e intenso con sua madre, una donna intelligente ma fragile, perennemente vittima degli abusi di un marito collerico e manesco. Alice vorrebbe tanto fare qualcosa per aiutare la sua mamma. Il papà si fa sempre più egocentrico e intrattabile; ormai, basta una parola sbagliata per spedire la mamma in bagno, con il labbro gonfio e il viso ricoperto di sangue.

Poi, dalle piccole finestre della sua Casa di Bambole, una voce suadente comincia a chiamarla…

L’odissea di Alice finisce per intrecciarsi a quella di un esploratore e cartografo britannico del diciannovesimo secolo. Un gentiluomo che, per caso o per destino, si imbatte in un antro traboccante di antichi segreti e finisce fra le braccia di un mefistofelico demone piovuto sulla terra svariati miliardi di anni or sono…

Come avrete immaginato, leggendo questi brevi cenni di trama, “The Dollhouse Family” è il risultato di un progetto narrativo estremamente ambizioso. I primi due capitoli, una sorta di introduzione alla trama vera e propria, risultano leggermente confusionari. I continui salti temporali, infatti, minacciano di distrarre e stordire un po’ il lettore, sballottolandolo da una problematica all’altra.

Eppure, ogni dubbio verrà magicamente fugato nel corso dell’epico finale; un climax sapientemente orchestrato, costruito attraverso il progressivo inserimento di ogni singolo “tassello” necessario alla piena comprensione del grande puzzle complessivo.

Il personaggio di Alice mi ha ricordato tantissimo Jess, la protagonista di “Fellside: La Prigioniera” (un romanzo di M. R. Carey che ho amato dal profondo del cuore). Una guerriera dal cuore cinico e lo spirito gentile, pronta a sacrificare qualsiasi cosa per il bene della sua famiglia… ma senza rinunciare a esercitare il suo giudizio e la sua intelligenza, due caratteristiche di cui il 90% delle eroine horror sembra disposta a sbarazzarsi al primo incontro da lontano con il villain.

Il numero dei personaggi secondari mi è parso leggermente eccessivo, però. Dopotutto, “The Dollhouse Family” si propone di comprimere un arco narrativo lunghissimo in un numero di vignette relativamente limitato; il risultato mi ha convinto quasi al 100%, ma probabilmente l’intreccio avrebbe tratto qualche beneficio da un lieve sfoltimento del materiale di partenza.

Le belle illustrazioni di Peter Gross, impreziosite dalle stupefacenti copertine realizzate da Vince Locke, aggiungono senz’altro un ingrediente prezioso e insostituibile all’alchimia del progetto. Già solo da un punto di vista estetico, il volume pubblicato dalla Panini DC è un oggetto che un qualsiasi appassionato di horror amerebbe sfogliare e risfogliare fino a consumarsi gli occhi.

Cos’altro potrei aggiungere?

Certe famiglie sembrano maledette. Altre, semplicemente, nascono maledette.

Purtroppo, “The Dollhouse Family” non riesce a sfruttare gli elementi metaforici insiti in questa suggestiva premessa con la stessa abilità dimostrata da Ari Aster nel suo “Hereditary”; ma rappresenta comunque una divertente e coinvolgente variazione sul tema “la genetica sta seriamente minacciando di f*****mi la vita!”.

Ne consiglio la lettura, dunque, a tutti i fan del sovrannaturale, delle serie tv in stile “Equinox” o “The Haunting of Hill House”, e… alle “pecore nere” di ogni famiglia maledetta che si rispetti: vale a dire tutti quegli uomini e quelle donne disposti a spaccarsi la schiena, ogni singolo giorno, per impedire che i propri figli/fratelli/nipoti siano costretti a passare attraverso lo stesso inferno che è toccato in sorte a loro! :)


Giudizio personale:

8.0/10



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