venerdì 22 maggio 2015

Recensione: "Revival"






Titolo: Revival
Autore: Stephen King
Serie: //
Disponibile: anche in italiano, pubblicato dalla Sperling & Kupfer!
Trama: "Più di cinquant’anni fa, in una placida cittadina del New England, un’ombra si allunga sui giochi di un bambino di sei anni. Quando il piccolo Jamie alza lo sguardo, sopra di lui si staglia la figura rassicurante del nuovo reverendo. Intelligente, giovane e simpatico, Charles Jacobs conquista la fiducia dei suoi parrocchiani e l’amicizia incondizionata del bambino: per lui il pastore è un eroe, soprattutto dopo che gli ha «salvato» il fratello con una delle sue strepitose invenzioni elettriche. Ma l’idillio dura solo tre anni: la tragedia si abbatte come un fulmine su Jacobs, tutto il suo mondo è ridotto in cenere e a lui rimane solo l’urlo disperato contro il Dio che lo ha tradito. È il bando dal piccolo Eden che credeva di avere trovato. Trent’anni dopo, quando Jamie avrà attraversato l’America in compagnia dell’inseparabile chitarra che l’ha reso famoso, e dei demoni artificiali che ha incontrato lungo il cammino, l’ombra di Charles Jacobs lo avvolgerà ancora: questa volta per suggellare un patto terribile e definitivo."
Le mie opinioni:
Che cosa posso dire?
Di tanto in tanto, perfino al sommo Maestro King capita di scrivere qualche vaccat... ehm, volevo dire di fare uno scivolone, interrompendo la fortunata sequenza dei suoi romanzi più riusciti e coinvolgenti.
Del resto, sono sopravvissuta a quella cantonate pazzesche di"Buick 8", "Colorado Kid" e "Doctor Sleep"... chiaro che, alla fine, sono riuscita ad arrivare in fondo anche a questo nuovo e piattissimo mattonazzo.


Non ho intenzione di addolcire la pillola: King è uno dei massimi scrittori viventi americani, un genio assoluto verso il quale ho ribadito la mia ammirazione più e più volte; un talento del genere non ha bisogno della mia compassione né della mia indulgenza, per cui in questa recensione sarò assolutamente cristallina e spietata riguardo alle mie impressioni personali.
"Revival", amici, non è "un libro che fa paura", come sbandierato dalla promozione.
E' piuttosto un flebile romanzo nato da un'intuizione; un'idea che avrebbe forse potuto rendere meglio, secondo me, se avesse dato i natali a un racconto lungo in stile "Il corpo" o "Il metodo di respirazione", visto che secondo me non ha neppure le carte in regola per dilungarsi oltre il centinaio di pagine.

Lo fa, invece, chiaramente; il risultato è un lungo, prolisso, monotono resoconto della vita e dei miracoli di un certo Jamie Morton, chitarrista ritmico di professione, solitario don giovanni per passione, attraverso le cronache dei suoi fuggevoli amori, dei suoi successi professionali e della sua (ma no?!? indovinate un po'...) dipendenza da sostanze stupefacenti.
Il tutto condito da una massiccia dose di fatalismo tragico e spirito malinconico, naturalmente, con qualche concessione al regno del sovrannaturale solo nell'ultimo terzo della storia.

Le chiare influenze lovcraftiane (per quanto inserite alla meno peggio, e amalgamate al resto della trama praticamente in extremis) e il personaggio di Charlie Jacobs  hanno rappresentato per me le componenti migliori di questo "Revival", una lettura che, sotto tutti gli altri punti di vista, mi ha tediato e deluso oltre ogni dire.
Seguire la crescita del protagonista attraverso gli anni e i capitoli si è rivelata, del resto, un'esperienza di lettura per me veramente monotona. 
Dubito che King se ne renda conto (o magari invece sì, chi lo sa... solo che non può farci niente), ma qualche volta la sua immaginazione gli gioca brutti scherzi, spingendolo a propinarci gli stessi personaggi-tipo, le medesime problematiche, la stessa identica voce narrante in decine e decine di occasioni diverse, in una sorta di circolo vizioso che abbraccia tutta la sua ciclopica produzione, dagli esordi alla data odierna.
E io sono così stufa di questi suoi personaggi principali tutti uguali, stanca e ridotta all'insofferenza in una misura che non riesco più neppure a quantificare!
Aggiungete a tutto questo una trama debole, dai risvolti perfettamente prevedibili, e comprenderete appieno la portata del mio disappunto.

Cerchiamo però, adesso, di concentrarci anche su alcuni aspetti positivi di "Revival".
La lenta e graduale discesa di Jacobs (la  storica "nemesi" di Morton) verso i meandri della follia e del delirio d'onnipotenza, per esempio, è trattata con maestria ed eleganza; la sua trasformazione, la sua crescente ossessione verso il mondo dell'elettricità e dei fulmini, sono state rese senza dubbio in maniera convincente e inquietante.

Lo struggimento nostalgico che pervade le atmosfere del romanzo non è fuori luogo, anzi; a volte però si calca un po' troppo la mano su questo aspetto, se volete sapere come la penso, e l'impressione generale che ne ho avuto è stata di premeditazione integrale, piuttosto che di spontaneità e naturalezza.
Le ambientazioni, inoltre, sono realistiche e curate come sempre; limitate, forse, solo dal fatto di sembrare ormai abbastanza abusate e ripetitive.

In estrema sintesi: una storia lenta, faticosa e deprimente, dal sapore vagamente "goticheggiante", che non mi ha preso e non mi ha trasmesso quasi nulla a livello emotivo.
L'unico personaggio secondario che mi ha colpito è stato quello dell'infermiera Jenny; l'unica parte della storia che mi ha convinto veramente, quella relativa all'infanzia di Jamie e dei suoi fratelli nella minuscola cittadina di Harlow.
Non mi è piaciuto, e lo consiglierei soltanto agli appassionati più irriducibili del Maestro, i quali (lo so per esperienza personale) si sentiranno comunque indubbiamente "tenuti" a leggere "Revival", soprattutto a causa del profondo senso di attaccamento che ci lega al nostro autore preferito.

Giudizio personale: 5.5/10



6 commenti:

  1. Mi è arrivato ieri, finalmente beccato su Libraccio. La tua è forse l'unica recensione negativa che ho letto, ma ne tengo conto, essendo anche tu una fan del Re. A fine lettura, ti farò sapere senz'altro cosa ne penso :)

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    1. Non vedo l'ora, Mik! ;D
      Comunque sì, sono consapevole di essere la classica voce fuori dal coro in quest'occasione...
      Sotto certi aspetti, è un libro che ricorda "Doctor Sleep" (ma un "Doctor Sleep" molto più depresso, cupo e disperato, se vuoi sapere la mia opinione.)
      Non è piaciuto a me, ma non ho dubbi che a tanti altri possa convincere di più! Attenderò il tuo responso, allora! ^___^

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  2. Uhm, sono indecisa. Non so ancora se leggerlo. :(

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    1. Dipende: se hai ancora altro, in arretrato, da leggere del Maestro, allora il mio consiglio è di dedicarti senz'altro prima ai grandi capolavori di King (It, L'Ombra dello scorpione, Misery, Stagioni diverse e la Torre Nera... ma anche La storia di Lisey, La Zona Morta e tanti altri).
      In caso contrario, buttati pure senza remore: ogni libro di King rappresenta comunque una valida e preziosa lezione di scrittura creativa... per noi che scriviamo, una vera manna dal cielo! ;D

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  3. Non è difficile immaginare che quel mito moderno che è King possa scrivere qualsiasi cosa. Nella sua somma produzione, non mi aspettavo però uno scivolone del genere. o.o
    Se mi capita di leggerlo, vedrò se sono d'accordo con te. :) Alla prossima!

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    1. In realtà, non è neppure la prima volta che un libro del Sommo mi lascia un po' perplessa...
      Immagino però che, alla resa dei conti, sia tutta una questione di gusti personali. Stephen King in ogni caso è davvero un mito moderno, su questo sono d'accordo con te al centomila per mille! *___*

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