domenica 1 settembre 2019

Recensione: "Wilder Girls", di Rory Power (horror, 2019)

"Impara a cambiare, 
e potresti sopravvivere."

libri distopici 2019 - virus - Wilder Girls

Wilder Girls

Potete acquistarlo QUI in italiano

Un “Lord of the Flies” in versione femminista, che racconta la storia di tre amiche costrette a vivere in quarantena nella loro prestigiosa scuola privata, situata su un’isola misteriosa. 
Sono passati 18 mesi da quando la Raxter School per giovani ragazze è stata posta in isolamento. Una malattia dai sintomi imprevedibili e inquietanti ha cominciato a spargersi e a strappare il suolo da sotto i piedi di Hetty. E’ cominciata lentamente. Dapprima sono morti gli insegnanti, uno dopo l’altro. Poi il morbo si è propagato alle studentesse, ed è stato allora che i loro corpi hanno cominciato a mutare in modi strani e imprevisti. Adesso, tagliate fuori dal resto del mondo e lasciate a battersi per se stesse sulla loro isola, le ragazze non osano avventurarsi fuori dai cancelli della scuola, soprattutto considerando il fatto che la malattia ha reso i boschi selvaggi e pericolosi. Mentre il morbo si diffonde ovunque, le studentesse aspettano la cura promessa e sperano per il meglio. Ma non appena la sua amica Byatt scompare, Hetty scopre di essere disposta a fare qualsiasi cosa per lei… compreso affrontare gli orrori in agguato oltre il cancello, e la terribile verità su ciò che sta realmente accadendo alla Raxter.”


Credo che le prime venti o trenta pagine di “Wilder Girls”, il romanzo horror dell’esordiente Rory Power, bastino tranquillamente a qualificare il libro come uno degli YA più singolari, suggestivi e affascinanti che io abbia mai letto.
Se dovessi basarmi solo su quei capitoli iniziali, credetemi: la valutazione finale al termine di questa recensione riporterebbe ben altri punteggi, e anche il resto dell’articolo cambierebbe tonalità di pari passo. La Power riesce a evocare, con una grazia e una tranquillità veramente fuori dal comune, un’atmosfera talmente sinistra e metaforicamente intensa da riuscire a scaraventarvi immediatamente fra le braccia della claustrofobica ambientazione: un istituto femminile sperduto fra i boschi e assediato da una malattia insidiosa, strana, aliena, che si impossessa dei corpi delle ragazze adolescenti e ne sfrutta gli ormoni per cominciare a cambiarne i corpi, oltre che a distorcerne lentamente le menti. 

Spine che spuntano da sotto la pelle; squame di metallo che irrobustiscono la colonna vertebrale; ali membranose che squarciano l’epidermide e annientano la carne. I sintomi del contagio sono sempre diversi, e variano da persona a persona. Ogni singola studentessa della prestigiosa Raxter viene scaraventata nel suo incubo personale, mentre sprofonda in un torbido limbo fatto di paranoia, violenza, lealtà tribale e incubi a occhi aperti. La lotta per la sopravvivenza è infida, spietata; si basa sulla collaborazione, ma viene spesso minacciata da gelosia e competizione. Una metafora abbastanza cristallina, ma non per questo noiosa o scontata, che ci incoraggia a riflettere sul modo in cui le donne di ogni classe sociale continuano a essere allevate nel nostro mondo: per vincere, dovremmo allearci e imparare a guardarci le spalle a vicenda; per continuare a perpetrare i vecchi giochi di potere, invece, non dobbiamo fare altro che permettere alle nostre insicurezze di avere il sopravvento e seguitare a gettarci addosso tutto il fango del mondo.

Wilder Girls” è stato definito – come potete leggere anche nella trama – come una sorta di versione alternativa e aggiornata ai giorni nostri de “Il Signore delle Mosche”. Non ho ancora letto quel libro, per cui non saprei spiegare fino a che punto possa rivelarsi accurata questa descrizione. Se dovessi azzardare un paragone, vi direi che per me “Wilder Girls” rappresenta piuttosto un punto di incontro fra “Annientamento” (più il film che il libro), a cui alcune scene sono palesemente ispirate, e “Picnic ad Hanging Rock” (più la serie televisiva che il film), di cui riflette le evidenti suggestioni oniriche e le intense tematiche ribel-femministe.

Sulla carta, avrei dovuto adorare questo romanzo con tutto il cuore; e difatti, credo di averlo apprezzato abbastanza, al punto che mi ritroverò senz’altro a leggere il sequel, semmai l’autrice dovesse spingersi ad annunciarne uno (eventualità che a questo punto reputo tutt’altro che improbabile).
Purtroppo i personaggi di “Wilder Girls” (a cominciare dall’irritante e saccente protagonista, la petulante e lamentosissima Hetty…) non mi hanno convinto al cento per cento; senza contare il fatto che i dialoghi, a un certo punto, secondo me cominciano ad assomigliare un po’ troppo a una trasposizione in chiave distopica della sceneggiatura di un episodio di “Dawsons’ Creek”, versione anno 2019. La Power si sforza di porre molto l’accento sulle dinamiche adolescenziali (e vagamente melodrammatiche) che legano le varie studentesse; non sarebbe necessariamente un male, se soltanto evitasse di farlo a scapito di ritmo, sviluppo psicologico e credibilità complessiva del racconto.

La storia d’amore (f/f, che è il nuovo trend del momento in campo fantasy… e la ragione per cui ultimamente mi sveglio con un gran sorrisone stampato sulle labbra ogni mattina! XD) mi è sembrata viceversa molto dolce e convincente. Peccato solo che al personaggio di Reese sia stato dedicato molto meno spazio di quello che avrebbe meritato, e che a conti fatti la Power abbia deciso di dispensarle un ruolo abbastanza marginale.

In definitiva: ritengo che la Power ci abbia regalato un libro d’esordio abbastanza solido, se non proprio imprescindibile. La carta vincente di “Wilder Girls” è senz’altro l’atmosfera – onirica, schizoide, sovversiva, inquietante – che vanta l’innegabile virtù di riuscire a trasmettere appieno il senso di disagio costante, di ansia, di inadeguatezza, di prigionia e pericolo incessante che sembra aleggiare attorno alla vita di qualsiasi donna della nostra era (o di qualsiasi altra era, se per questo). L’esecuzione mi è parsa un po’ traballante, ma il design generale resta senz’altro variegato e interessante. 
Attenderò pertanto di scoprire i prossimi progetti dell’autrice con grande curiosità! ^____^ 




Giudizio personale:

6.5/10




2 commenti:

  1. Lo vorrei anche solo per la copertina.
    Il resto, questa volta, non ispira troppo. :)

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    Risposte
    1. Effettivamente la copertina attira molto l'occhio, soprattutto grazie a quei colori scoppiettanti che "stridono" un po' con il resto dell'immagine!
      Giuro, però: anche il contenuto non è male! ^____^

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