sabato 27 febbraio 2021

"I Care a Lot": la recensione della dark comedy disponibile su Prime Video

Se non riuscite a finire un film o una serie tv senza innamorarvi perdutamente del cattivo, “I Care a Lot” potrebbe essere il film giusto per voi!

Il thriller con Rosamund Pike e Peter Dinklage è diretto da J Blakeson, un regista che noi amanti della lettura tendiamo a ricordare soprattutto per l’adattamento cinematografico del romanzo di Rick Yancey “La Quinta Onda”.

Tenete presenta che “I Care a Lot” è una dark comedy ambigua e molto, molto provocatoria. Nutro dei sentimenti ambivalenti nei confronti di questa pellicola: da una parte, infatti, ne ho apprezzato la tensione, la spregiudicatezza, i colpi di scena; dall’altra, avrei preferito forse un primo atto più incisivo e dinamico, meno carico dal punto di vista dell’assertività politica…

Volete saperne di più? Continuate a leggere la recensione...

 



La Trama

Marla Grayson (Rosamund Pike) ha scelto di seguire la vocazione di “tutrice legale”, una professione che la mette nella posizione di disporre dei beni e del futuro di tutte quelle persone anziane che, per un motivo o per l’altro, in tarda età si ritrovano impossibilitate a prendere decisioni da soli.

Un compito che la scaltra Marla svolge con un entusiasmo a dir poco sconfinato, soprattutto considerando la sua tendenza a “incastrare” vecchietti abbienti e perfettamente in grado di badare a loro stessi. La cosa che Marla ama di più del suo lavoro? Bè, il suo onorario esorbitante, ovviamente… e la consapevolezza di poter manipolare il sistema a proprio piacimento.

Un giorno, però, gli occhi di Marla si posano su una preda più insidiosa del solito: Jennifer Peterson (Dianne Wiest), una vecchia signora dall’indole apparentemente mite e riservata.

Non appena il piano della nostra protagonista si mette in moto, Jennifer perde tutti i suoi averi e viene ricoverata in un ospizio che assomiglia tremendamente a una prigione. Marla e la sua amante, Fran (Eiza González) si spingono addirittura al punto di frugare nella sua cassetta di sicurezza in banca. Una spedizione che frutta loro un bonus inaspettato: un sacchetto di diamanti, nascosto in mezzo a un mucchio di cianfrusaglie, del valore di svariati milioni di dollari!

Marla e Fran si impossessano dei gioielli e continuano a tenere Jennifer sotto stretta soveglianza. Quello che le due non sanno è che l’anziana donna dispone di insospettabili agganci nel mondo della criminalità organizzata. Quando il boss Roman Lunyov scopre il piano delle due truffatrici, infatti, le cose cominciano a prendere una bruttissima piega… e se stavolta la spregiudicata Marla avesse fatto il proverbiale passo più lungo della gamba?


Rosamund Pike, 7 anni dopo “L’Amore Bugiardo

I Care a Lot” è un film che deve moltissimo alla straordinaria (e quasi surreale) caratterizzazione della sua protagonista. Marla è quanto di più lontano possibile dallo stereotipo hollywoodiano di eroina senza macchia e senza paura, e al film di Blakeson va senz’altro riconosciuto il grande merito di aver promosso la “villain” di tante altre pellicole dello stesso genere al rango di protagonista assoluta.

E che protagonista, ragazzi!

L’interpretazione della Pike, giustamente premiata con una candidatura ai prossimi Golden Globe, ricorda molto da vicino quella che, nel 2015, le fruttò una nomination agli Oscar per il ruolo di Amy Elliott-Dunne in “Gone Girl – L’amore bugiardo”.

Anche Marla, sotto certi aspetti, sembra un po’ sociopatica. La sua completa amoralità (alimentata da un’avidità a dir poco sconfinata) viene bilanciata soltanto dalla sua capacità di provare del sincero attaccamento nei confronti di Fran, la donna che ama e che sembra incline ad assecondare ogni sua folle trovata. E in fondo è un bene che sia così: dopotutto, se Marla si dimostrasse incapace di mostrare un’oncia di affetto e di vulnerabilità, noi spettatori ci stancheremmo di guardarla tormentare dei poveri vecchietti indifesi nel giro di dieci minuti! XD

E invece, quasi nostro malgrado, restiamo affascinati dalla figura di questa elegante carogna e della sua onnipresente penna Vape. Un “drago” che non smette mai di sbuffare vapore né di proteggere i suoi tesori, ecco cos’è Marla; una gorgone affamata di successo che ha deciso di attribuire un significato tutto suo al concetto di “sogno americano”.

Per il resto, il personaggio della Pike arriva a incarnare in maniera deliziosamente perfetta lo stesso sistema di valori che “I Care a Lot” si propone così ferocemente di denunciare: il capitalismo, quell’ingorda-macchina per fare soldi che-giammai-verrà-fermata…


L’ascesa dei cattivi

Per come la vedo io, il duello (fisico e psicologico) fra Marla e Roman rappresenta l’elemento più avvincente e appassionante del film.

Stiamo parlando di una sfida che non ha nulla a che spartire con i concetti di Bene e di Male, dal momento che vede coinvolti due pendagli da forca interessati al profitto e alla speculazione sopra ogni cosa. Eppure, in qualche maniera, noi spettatori non possiamo fare altro che continuare ad assistere allo scontro fra questi due squali, intrigati e ammaliati dal loro indiscutibile charme.

Per quanto riguarda, invece, il sorprendente finale di “I Care a Lot”, bè… devo ammettere di essermi lambiccata un po’ il cervello, cercando di decifrare l’esatto significato di quell’ultimo colpo di scena. Attenzione: se non avete visto il film, vi invito a saltare il prossimo paragrafo!

All’inizio, la scena finale mi aveva lasciato un po’ interdetta. Continuavo a pensare a quanto suonasse “moralista”, alla sua funzione vagamente consolatoria. Poi mi sono imbattuta in questa bella recensione pubblicata sul sito americano Collider; ve ne traduco un breve estratto: “Quando Marla viene uccisa, non è un senso di giustizia cosmica, o un sistema che funziona, a segnare la sua fine. Piuttosto, è soltanto la casualità di un momento che evidenzia che l’unica cosa da cui Marla non riuscirà a uscire indenne è la sua incapacità di gestire le conseguenze delle proprie azioni. (....) Quando Marla finisce assassinata, non possiamo parlare di “giustizia”, perché nel suo mondo quella parola ha alcun valore. Nel mondo in cui vivono lei e Roman, Marla diventa piuttosto una martire, una donna d’affari di successo che viene abbattuta, ancora nel fiore degli anni, dalle manie di un lunatico.”

Che poi è un po’ la stessa cosa che vale per il capitalismo stesso, no?

Gli uomini e le donne di potere, in questa bella società che abbiamo creato, possono fare un po’ tutto quello che gli pare e piace… almeno fino a quando le conseguenze delle loro str****te non finiscono con il tornare a morderli sul didietro. Ma ordine, legge e decenza non hanno assolutamente nulla a che fare con questo. Abbassa la guardia e finirai stecchito, sepolto fra gli allori e rimpiazzato: è solo l’ennesima legge di mercato.

In pandemia veritas…

 

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