Titolo originale: A Connecticut Yankee in King Arthur's Court
Autore: Mark Twain
Disponibile: anche in italiano, edito attualmente da Baldini & Castoldi!
Trama: "Un americano alla corte di re Artù" racconta la
storia di Hank Morgan - il più yankee degli yankees: nato ad Hartford, nello
Stato del Connecticut - il quale si ritrova inspiegabilmente catapultato nella
mitica Camelot, sotto il regno del leggendario re britannico Artù. Hank, uomo
dotato di grande abilità manuale e buone conoscenze scientifiche, spirito
libero e anticlericale, non prova alcuna soggezione al cospetto di dame e
cavalieri, mitici eroi e fate crudeli. Infatti per lui Lancillotto, Morgana o Sagramor
non sono che ridicoli cialtroni che si fanno strada a forza di menzogne e
pregiudizi immotivati, e per quanto Hank possa provare una certa stima per il
re, di certo si fa beffe del suo presunto diritto divino a governare. Tra
peripezie e avventure di ogni tipo, il nostro simpatico americano riesce
abilmente a farsi largo nell'arcaica società di Camelot scalzando il povero
Merlino e creandosi la fama di mago potentissimo - prevedendo eclissi,
costruendo linee telegrafiche e applicando la tecnologia del XIX secolo al VI
secolo."
Non leggo molti classici, solitamente, e questo ha sempre rappresentato per me un motivo di grande cruccio. So che ci sono parecchi bei libri là fuori, pronti a ricadere nel novero dei titoli che appartengono di diritto all’ambito della grande letteratura, e che varrebbe la pena di conoscere, ma per qualche motivo finisco sempre per preferire loro qualche romanzo contemporaneo, più adrenalinico e leggero.
Poi mi sono imbattuta in “Un americano alla corte di Re
Artù” di Mark Twain, un autore che adoravo da ragazzina e che ricordo con
grande affetto dai tempi delle scuole medie. E… non so, è bastata una scorsa
veloce alla sinossi per capire che volevo
leggere questo libro, considerato come il padre e il prototipo di tutti i
romanzi d’avventura incentrati sull’idea del time-traveling.
Opere di una simile levatura non hanno bisogno di grandi
presentazioni o recensioni; posso solo dire che la storia di Hank Morgan, il pragmatico e
intraprendente yankee che viaggiò indietro nel tempo e giunse alle porte di Camelot, per conoscere i Cavalieri
della Tavola Rotonda e diventare la nemesi giurata del mago Merlino, mi ha coinvolto sia dal punto
di vista emotivo che intellettuale, offrendomi un’occasione di lettura davvero
indimenticabile.
Lo stile di Twain, ironico, graffiante e irriverente come al
solito, riesce a illuminare e alleggerire persino i momenti teoricamente più
tediosi, quali possono essere il capitolo dedicato alle lezioni di economia
medievale o quello relativo al cosiddetto “miracolo della Valle Santissima”. Le
tematiche proposte sono quanto mai attuali, e ti spingono a riflettere più
volte sul valore che attribuiamo alla nostra vita, alla nostra mente, alla
nostra libertà e (soprattutto) alla nostra umanità.
Mi è piaciuto il ritratto di Artù che Twain ha confezionato per noi (l’immagine di un uomo
valoroso e duro come la roccia, che sapeva essere compassionevole, e forse
avrebbe potuto ambire a diventare davvero grande, se solo non fosse stato
dolorosamente condizionato dall’educazione del proprio tempo, e sminuito
dall’onta della bigotteria che, in epoca medievale, probabilmente non
risparmiava nessuno…) e mi sono ritrovata ad apprezzare molto i capitoli dedicati
al suo viaggio in incognito al fianco di Hank. Ci sono stati momenti in cui il contegno altezzoso e
superbo del Re mi ha fatto infuriare, momenti in cui mi ha fatto sbellicare
dalle risate… e momenti in cui ho sentito di provare per lui una sorta di
affetto profondo, proprio come Hank, anche se questo sentimento non ha mai
smesso di avere un retrogusto amaro.
Figure femminili decisamente meno piacevoli delle loro
controparti maschili, quali la frivola Ginevra,
o la spietata Morgana, vengono
riscattate invece da Sandy, la dama
dalla parlantina sciolta e i ragionamenti assurdi; un personaggio eccentrico e
adorabile, destinato in breve a conquistare il cuore del Boss, così come quello
dei lettori.
Nel corso del romanzo, il senso pratico e la morale
dell’uomo del futuro si scontrano con la barbarie portato dall’ignoranza e
provano selvaggiamente a riscattarla, dimostrando a ogni occasione che
l’ingegno, la misericordia e la fiducia nelle proprie capacità possono redimere
qualsiasi genere di errore… o quasi qualsiasi
genere di errore. Perché la natura umana, alla fine, non si compone solo di
speranza, fiducia verso il progresso, perdono e capacità di comprensione.
C’è anche dell’oscurità, nel cuore delle persone. Nel
Medioevo come oggi, e durante l’epoca di Mark Twain…
Trama: 7.0/0
Personaggi: 9.5/10
Ambientazione: 8.5/10
Stile: 10/10
Coinvolgimento emotivo: 8.5/10
Verdetto finale: 8.8/10
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