mercoledì 22 dicembre 2021

Recensione: "The Hollow Heart", di Marie Rutkoski

The hollow heart” è il secondo libro della duologia “Forgotten Gods” di Marie Rutkoski.

Purtroppo, mi trovo costretta ad ammettere di non averlo trovato neanche remotamente coinvolgente ed elettrizzante quanto il primo volume, “La bugia di mezzanotte”... ma sospetto che i fan di lunga data della saga “Winner's Trilogy” troveranno diversi motivi per apprezzarlo più di me!

 

Forgotten Gods, Vol. 2

Potete acquistarlo QUI in inglese



La trama

(Se non avete letto “La bugia di mezzanotte”, saltate questo paragrafo o leggete a vostro rischio e pericolo! XD)

Per restituire alla sua gente i ricordi relativi alla vera storia della città, Nirrim ha offerto il suo cuore al dio dei ladri.

I Mezzi Kith, che un tempo vivevano imprigionati dietro le mura della città, hanno finalmente cominciato a realizzare che, nelle loro fila, si nascondono parecchi talenti nascosti.

Nel frattempo, la persona che Nirrim ama più di chiunque altro, Sid, ha fatto ritorno nel suo paese, Herran, determinata a imparare finalmente a navigare le acque turbolente di una politica che, in qualità di principessa fuggitiva, finora aveva sempre evitato.

 Tuttavia, attraverso i saloni della corte Herrani, stanno circolando voci insistenti, l’annuncio di una nuova minaccia che viene dal mare; qualcosa a proposito di una magia oscura, pronta a scatenarsi sul mondo, e di una crudele regina dai capelli scuri che ha il potere di instillare dei falsi ricordi nella mente della gente.

Sid non sa, non può sospettare, che quella regina sia Nirrim, a caccia di vendetta contro un mondo che non ha fatto altro che cercare di distruggerla e umiliarla.

Riuscirà Sid a salvare Nirrim da se stessa?

E Nirrim... vuole davvero essere salvatra?

Mentre sangue viene versato su ogni fronte e la guerra si prepara a infuriare, Sid e Nirrim sono destinate a scoprire che quello che vogliono loro potrebbe non avere la benché minima importanza, dopotutto... perché gli dei hanno i loro piani.

 

La maledizione dello spin-off

The hollow heart” è un libro “strano”.

Nel senso che cerca di proporsi, contemporaneamente, come lo spin-off di “The winner’s curse” che molti affezionati lettori stavano aspettando, e come il volume in grado di risolvere l’incredibile, spettacolare cliffhanger con cui si era concluso, a sorpresa, “La bugia di mezzanotte”.

Un obiettivo ambizioso... soprattutto per un volume che, di per sé, non contiene altro che l’eco sbiadita di una trama.

Perché il punto è proprio questo: per appartenere a uno YA, le pagine di “The hollow heart” risultano sorprendentemente povere di eventi, azioni, colpi di scena. 

Il focus si concentra soprattutto sulle relazioni fra i personaggi – ma non tanto, come mi aspettavo, sulla relazione romantica fra Nirrim e Sid, quanto sul rapporto fra Sid e i suoi genitori, Kestrel e Arin, i protagonisti della precedente trilogia di Marie Rutkoski.

Una novità che, se da una parte ha sicuramente il potere di “richiamare in scena” dei personaggi molto amati dal pubblico, e forse anche di conferire loro una nuova dimensione, dall’altra cade nella trappola del libro-costola privo di spessore o punti di unicità.

Il risultato?

Un volume pieno di momenti-filler, che cerca disperatamente di appellarsi all’elemento nostalgia senza riuscire a tirare in ballo tematiche o eventi in grado di catturare l’interesse di una lettrice che (come me) non ha mai letto “The Winner Curse”, e continua a non avere la benché minima intenzione di farlo.

 

Un cuore, o meglio, un PoV, vuoto

Non ho amato il PoV di Sid.

Credo anzi, senza mezzi termini, che “The hollow heart” sia riuscito a demolire completamente il suo personaggio.

Una figura che, per quanto mi riguarda, riesce a funzionare egregiamente come interesse romantico, ma pochissimo come co-protagonista.

Infantile, petulante, viziata e inutilmente ribelle...

Leggendo “La bugia di mezzanotte”, avevo avuto l’impressione che nel passato di Sid si nascondessero traumi, patemi e complicazioni, o quantomeno il dolore nato dall’essere stata rifiutata e giudicata da due genitori ottusi e/o negligenti...

Pensate la mia sorpresa, quando ho scoperto che Kestrel e Arin sono, in realtà, una mamma e un papà da urlo, del tipo che qualsiasi adolescente (appartenente alla comunità LGBT o meno) farebbe carte false per avere: due adulti comprensivi, intelligenti e protettivi, pronti a supportare la figlia in ogni sua scelta, nonché a guidarla e difenderla a costo della loro stessa vita!

È Sid stessa a creare una tensione che non ha alcun senso di esistere!

Sid, sempre così lesta a saltare alle conclusioni, e ancora più determinata a sputare sentenze di omofobia a destra e manca; a infuriarsi per un nonnulla, pestare i piedi a terra e lanciarsi a capofitto in sfide che sa di non poter vincere... al diavolo le conseguenze, soprattutto perché, nove volte su dieci, tendono a ricadere sulle spalle degli altri.

I capitoli di Nirrim, dal canto loro, risultano frettolosi e vagamente farneticanti.

Probabilmente perché la regina oscura non ha nulla di particolare da fare, a parte aspettare l’arrivo della sua baldanzosa principessa al salvataggio; Rutkoski cerca di risolvere l’inconveniente attraverso l’introduzione di interminabili pipp... ehm, monologhi interiori e di storyline secondarie prive di attrattiva, ma la forzatura si sente... si sente eccome!

 

Punti a favore

Anche se la lettura di “The hollow heart”, nel complesso, si è rivelata deludente, ho notato svariati elementi degni di nota, di cui vale certamente la pena soffermarsi a parlare.

Ad esempio, ho trovato fresca e interessante la mitologia alla base della storia. Le varie divinità mi hanno fatto pensare agli ambigui e seducenti personaggi della trilogia dei “Centomila Regni” di N. K. Jemisin; e chi mi conosce da tanto tempo, ormai sa che questo è sempre un fatto positivo.

Trovo inoltre che lo stile di Marie Rutkoski sia molto coinvolgente e viscerale. Voglio dire, per i tre quarti di “The hollow heart”, non succede assolutamente nulla, ragazzi... eppure la lettura non risulta pesante neanche per un attimo!

Ottima anche l’atmosfera del libro, romanticheggiante e struggente in ogni sua singola pagina.

Mentre il finale, di per sé, si è rivelato esattamente quello che mi aspettavo, e nel complesso mi ha soddisfatto.

Non so ancora se leggerò altro di Marie Rutkoski. Il suo prossimo libro sarà un thriller per adulti alla “Gone Girl” (si chiamerà “Real Easy”, per la precisione, e uscirà negli USA a gennaio), descrizione che  – lo confesso – un po’ basta a tentarmi...

Ma credo di aver chiuso con i suoi YA.

Almeno per il momento... e almeno fino alla prossima trama irresistibile! XD

 



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