lunedì 18 giugno 2012

Recensione: I buoni vicini - Famiglia (Vol. 1)

Quest'oggi mi va di spendere due parole a proposito di una graphic novel firmata Holly Black! ^^



Se avete già sentito parlare in qualche occasione di Holly Black, probabilmente non vi stupirete nell'apprendere che i fumetti della serie "I buoni vicini" compongono una vera e proprio trilogia urban fantasy!  
Il tema trattato è quello prediletto dalla Black: i faery convivono accanto a noi, nelle stesse nostre strade e città; la maggior parte degli esseri umani però non riesce a vederli (a meno che non siano gli esseri fatati stessi a volerlo, cioè), perché essi sono particolarmente bravi a camuffarsi e ad usare la magia per confondere gli occhi dei mortali, in modo da potersi intrattenere e sollazzare in compagnia degli umani quanto più gli pare e piace.

Credo di aver letto tutto ciò che è stato finora pubblicato in Italia della Black: la saga di "Spiderwick: Le cronache", rivolta ai più piccini e scritta in collaborazione con Tony DiTerlizzi, i due romanzi "La fata delle tenebre" e "Le fate sotto la città", che fanno parte della trilogia incompleta (in Italia, perché l'ultimo volume la Mondadori non l'ha più pubblicato) "Modern Faerie Tales; e perciò credo ormai di poter dire che gli ingredienti costanti, nel bene o nel male, in tutte queste opere sono sempre gli stessi: prendi una protagonista adolescente molto, molto arrabbiata (di solito per colpa dei genitori: padri e madri nei libri della Black di solito rivestono una funzione a metà strada fra "antagonista" e "aiutante"; si tratta sempre di personaggi che comunque inciampano spesso, rivelandosi molto umani nella loro debolezza e vulnerabilità; fino a scivolare, in alcuni casi, in veri e propri casi di deprecabile mancanza di moralità e di qualsivoglia istinto protettivo materno/paterno...) e poi gettala in una situazione di autentica crisi (in "Spiderwick", si trattava del trasferimento forzato dalla città a causa del divorzio dei genitori del protagonista; in "Le fate sotto la città", l'eroina scopriva che sua madre intratteneva una relazione clandestina con il fidanzato della figlia, in "I buoni vicini", il padre di Rue viene addirittura accusato di aver ucciso la moglie e finisce in prigione...).
Nel mezzo, esponenti folcloristici del Popolo Fatato di ogni risma, forma e colore, che attraversano come pittoresche ed emblematiche meteore la storia della protagonista, intrecciandovi le proprie: racconti tragici, quasi sempre, segnati dal dolore, dall'egoismo, dalla vanità, dalla magia, dalla brama di potere.
Ora, alcuni di questi folletti e fate si rivelano ovviamente molto crudeli e interessati al dominio del pianeta; mentre altri... bé, altri lo sono meno. Ma mai nessuno, umano o faery, è interamente buono nel mondo descritto dalla Black, questo è certo: nemmeno le sue intrepide eroine, che si rivelano in molte occasioni capaci di sbagli madornali e di brusche virate verso il versante più "dark" e oscuro della vita.

E' l'aspetto più interessante de "I buoni vicini: Famiglia", in fondo: la protagonista della storia, Rue, sinceramente a me tutto sembra, meno che una tipa molto simpatica... ma riesce comunque a dimostrarsi molto umana, davvero credibile nei suoi atteggiamenti e nelle decisioni che prende: non è, insomma, un monodimensionale personaggio di carta e basta.
Inoltre, credo che la storia elaborata dalla Black in questa occasione sia particolarmente adatta alla resa grafica, e le illustrazioni di Ted Naifeh si dimostrano secondo me perfettamente all'altezza della situazione. 
Il "condimento" in salsa folcloristica è inoltre sempre interessante (per scoprire o trovare nuove, creative versioni "alternative" di molte figure mitologiche, quali selkie, kelpie, pixie, e chi più ne ha, più ne metta) e le venature gotiche, pur senza sconfinare mai nel campo dell'horror vero e proprio, risultano piuttosto inquietanti e azzeccate!

Giudizio personale: 8.0/10


:)


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