venerdì 24 luglio 2020

Recensione: "Mexican Gothic", di Silvia Moreno-Garcia


romanzi gotici - case infestate

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"Dopo aver ricevuto una strana lettera da parte di sua cugina, che la implora di salvarla da un misterioso maleficio, Noemí Taboada si dirige a High Place, una magione appartata nel cuore della campagna messicana. Non è sicura di quello che troverà ad aspettarla una volta giunta a destinazione - il marito di sua cugina, un affascinante inglese, per lei è ancora uno sconosciuto, e per giunta Noemí conosce poco la regione.
E poi la ragazza si considera un’improbabile soccorritrice: in fondo lei è una debuttante molto glamour, con i suoi abiti chic e l'impeccabile rossetto rosso, più adatta ai party della vivace vita sociale di Città del Messico che alle brumose atmosfere della campagna rurale.
Ma al tempo stesso Noemí è molto forte e intelligente, dotata di una volontà incrollabile, e non si lascerà certo spaventare facilmente: né dal nuovo marito di sua cugina, che l’attrae e la terrorizza al tempo stesso; né dal padre di lui, un anziano patriarca che sembra molto affascinato da Noemi; e tantomeno dalla casa stessa, che comincia a invadere i sogni della giovane con visioni di sangue e catastrofi..."



Mexican Gothic" è il secondo libro di Silvia Moreno-Garcia che leggo. Il primo, un retelling ispirato al folclore maya chiamato "Gods of Jade and Shadow", a dire il vero non era riuscito a impressionarmi in maniera particolare. Ma è bastata un'occhiata alla trama di questa sua nuova uscita per incendiare la mia immaginazione in una salva di fuochi d'artificio scoppiettanti, per cui... be', ormai lo sapete come sono fatta, no? Ho pochi vizi, ma in materia di libri e tè freddo zuccherato resterò sempre un’irrecuperabile peccatrice.
E poi, ammettiamolo... "Mexican Gothic" promette fin dai suoi primi capitoli una casa infestata, oscuri misteri familiari, inquietanti episodi di cannibalismo, rapimenti, morti, resurrezioni e chi più ne ha, più ne metta.
Considerando gli ingredienti, stavolta cosa sarebbe potuto andare storto, secondo voi?

Almeno un paio di cosette, è saltato fuori alla fine.
Da un punto di vista meramente oggettivo, credo che "Mexican Gothic" sia un ottimo libro. Un'opera per cui Silvia Moreno-Garcia sembra essersi preparata accuratamente e a lungo, leggendo ogni singolo romanzo gotico su cui le sia capitato di mettere le mani. La sua padronanza dell'immaginario dell'epoca (e del genere) mi ha lasciato a bocca aperta. La premessa iniziale ("Crimson Peak" sullo sfondo di una lussureggiante ambientazione messicana...) da questo punto di vista ha pienamente soddisfatto le mie aspettative.
Lo stile sensuale e allusivo dell'autrice, peraltro, si sposa bene con il tema e soprattutto con le atmosfere di "Mexican Gothic": un romanzo dalle tonalità sorprendentemente calde, sinuose, molto più esplicito e diretto nel suo complesso apparato allegorico di qualsiasi banale racconto di fantasmi ambientato in una gelida e tempestosa brughiera inglese.

L’eroina della storia, Noemi, è una vivace giovane donna dell'alta società messicana. Una ragazza avida di vita sociale e di bei vestiti, di stimoli intellettuali e di sfide ancora da tutte da esplorare. Lontanissima da ogni stereotipo di genere, Naomi viene costretta ad abbandonare la sua interminabile schiera di toy-boys e la sua carriera universitaria per improvvisarsi salvatrice e correre in soccorso dell'amata cugina Catalina, vittima di un ambiguo matrimonio.
Ad aspettarla in fondo al viaggio, una lugubre magione piena di regole incomprensibili, una losca famiglia di slavati britannici con la fissa della purezza razziale e intere alcove cariche di arcani orrori...

Purtroppo devo ammettere che, al di là di questi risvolti intriganti e delle effettive virtù stilistiche dell'autrice, per me portare a termine la lettura di "Mexican Gothic" si è rivelato un processo lungo e laborioso.
Il carico di "morbosità applicata" riservata ai personaggi a un certo punto ha cominciato a farsi un tantino eccessivo, per i miei gusti personali. O forse è stata colpa del love interest della protagonista, che francamente ho cominciato a disprezzare dopo poche pagine. O della prevedibilità dell'intreccio, che a furia di giocare con i tropes e con le atmosfere a un certo punto ha preso a sembrarmi banale.
Potrei anche essere rimasta leggermente infastidita della tendenza dell'autrice a far pendere sulla protagonista la minaccia di un’atroce violenza sessuale una pagina sì e l’altra pure.
Potrei, eh?
Usiamo il condizionale, in uno slancio di generosità da blogger della domenica, ma la verità è che mi aspettavo ci fosse una differenza sostanziale fra la trama di "Mexican Gothic" e quella di "Girls of Paper and Fire", da questo punto di vista.

Ma ribadisco: se amate le storie un po' sordide, piene di cripte scricchiolanti, ripugnanti giggioni dal sorriso lascivo e fosche visioni ectoplasmiche intraviste con la coda dell'occhio, prendete in considerazione questo libro.
Sono convinta che lo amerete.
Anzi, meglio ancora: sono convinta che vi farà rabbrividire fin nel midollo delle ossa.


Giudizio personale:
7.0/10



4 commenti:

  1. Queste atmosfere mi fanno impazzire!

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  2. Potrebbe fare per me, ed entrare nella mia ormai infinita WL.

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    1. Io spero che ci riesca, Kate: è un libro che merita! ^____^

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