domenica 13 giugno 2021

Recensione: "Io sono l'abisso", di Donato Carrisi

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"Sono le cinque meno dieci esatte. Il lago s'intravede all'orizzonte: è una lunga linea di grafite, nera e argento. L'uomo che pulisce sta per iniziare una giornata scandita dalla raccolta della spazzatura. Non prova ribrezzo per il suo lavoro, anzi: sa che è necessario. E sa che è proprio in ciò che le persone gettano via che si celano i più profondi segreti. E lui sa interpretarli. E sa come usarli. Perché anche lui nasconde un segreto. L'uomo che pulisce vive seguendo abitudini e ritmi ormai consolidati, con l'eccezione di rare ma memorabili serate speciali. Quello che non sa è che entro poche ore la sua vita ordinata sarà stravolta dall'incontro con la ragazzina col ciuffo viola. Lui, che ha scelto di essere invisibile, un'ombra appena percepita ai margini del mondo, si troverà coinvolto nella realtà inconfessabile della ragazzina. Il rischio non è solo quello che qualcuno scopra chi è o cosa fa realmente. Il vero rischio è, ed è sempre stato, sin da quando era bambino, quello di contrariare l'uomo che si nasconde dietro la porta verde. Ma c'è un'altra cosa che l'uomo che pulisce non può sapere: là fuori c'è già qualcuno che lo cerca. La cacciatrice di mosche si è data una missione: fermare la violenza, salvare il maggior numero possibile di donne. Niente può impedirglielo: né la sua pessima forma fisica, né l'oscura fama che la accompagna. E quando il fondo del lago restituisce una traccia, la cacciatrice sa che è un messaggio che solo lei può capire. C'è soltanto una cosa che può, anzi, deve fare: stanare l'ombra invisibile che si trova al centro dell'abisso."



Dopo aver letto "La casa delle voci", nutrivo altissime aspettative per "Io sono l'abisso", il nuovo thriller del popolare autore Donato Carrisi.

Perfino se non le avessi avute, sospetto che avrei trovato la lettura estremamente deludente.

Dopo un paio di capitoli promettenti, e un prologo ancora più inquietante e ricco di tensione drammatica, trovo infatti che la struttura di "Io sono l'abisso" cominci a perdere rapidamente mordente. A traballare come una scala scricchiolante in una vecchia magione infestata, per l'esattezza.

Esattamente come quella magione, il libro finisce per trasformarsi rapidamente in un coacervo di cliché e spauracchi monodimensionali, portati in vita a furia di spizzicare spunti narrativi di qua e di là, ma soprattutto emulando il taglio "crime" di alcune famose serie tv americane.

La stessa scelta di non attribuire nomi ai personaggi principali si rivela un'arma a doppio taglio. Continuare a chiamarli "l'uomo che puliva", "la cacciatrice di mosche", "la ragazzina con il ciuffo viola", contribuisce senz'altro ad attribuire alla narrazione un caratteristico tono archetipo da fiaba nera.

Contemporaneamente, però, l'anonimità delle loro identità e la natura "divina" del narratore onnisciente (che aleggia sopra i personaggi come l'essenza dello Spirito Santo, dispensando perle di saggezza e giudizi dall'alto della sua superiorità), crea nel lettore uno straniante senso di distacco.

Come se non bastasse, a partire da queste premesse l'autore prova a lanciarsi a testa bassa in una serie di tematiche delicate e complesse: sciovinismo, pedofilia e cultura dello stupro. Ma, a  causa dei suoi toni da psicanalista della domenica pomeriggio (distaccati, schematici e razionaleggianti), finisce per trattarli con una superficialità e una freddezza sconvolgenti.

Il modo in cui viene gestito l'arco narrativo della ragazzina con il ciuffo viola, per esempio, può essere definito soltanto come maldestro e raffazzonato. È come se questo personaggio gli interessasse, ma soltanto a fini didattici.

L'autore introduce, ad esempio, una scena di violenza sessuale vista, non dico soltanto dall'esterno, ma proprio come se il narratore galleggiasse a centinaia di anni luce di distanza nelle vastità dello spazio profondo!

Così facendo, non riesce a comunicare neanche la punta dell'iceberg del dolore, del trauma e del terrore sperimentati dalla sua creatura. Se avessimo letto una storia simile in un articolo di cronaca nera, avremmo provato il medesimo livello di partecipazione emotiva. Vale a dire che ci saremmo sentiti rattristati, sdegnati e incazzati a bestia, certo; ma soltanto nella stessa misura in cui ogni notizia simile, in generale, potrebbe riuscire a farci sentire in questo modo.

È  come se nulla avesse il potere di farci dimenticare la natura strumentale del tutto: in quel momento preciso della narrazione, Carrisi aveva bisogno di manipolare le nostre emozioni in una certa direzione (probabilmente allo scopo di farcene provare almeno una, prima dell'anticlimax finale...), quindi ha deciso di introdurre un certo "colpo di scena".

In generale, la verità (secondo il mio modesto parere), è che dietro la trama di "Io sono l'abisso" non si nasconde alcuna idea particolarmente degna di nota. Un bambino vessato dalla madre si trasforma in un serial killer. Una tizia tosta dal passato tormentato cerca di fermarlo prima che finisca per uccidere altre donne bionde e piacenti. La polizia incompetente si rifiuta a priori di indagare, e forse l'assassino soffre di doppia personalità.

Uuuuuh, quanta originalità... scommetto che questa non l'avevate mai sentita! XD

L'unica nota positiva è che, avendo visto di recente "Nomadland", sono riuscita a immaginarmi Frances McDormand nei panni della cacciatrice di mosche dalla prima all'ultima pagina. Che ci crediate o no, è stato uno dei pochissimi elementi in grado di restituire a questa storia un pizzico di personalità... e non è nemmeno frutto del sacco di Carrisi, pensate un po'! XD

Scherzi a parte, voi cosa pensate di "Io sono l'abisso"? Cosa vi è piaciuto di questo thriller? Avete mai letto altro di questo autore?  ^____^


Giudizio personale:

3.5/10



4 commenti:

  1. Non l'ho ancora letto ma le tue considerazioni le ho viste anche in altre recensioni! Mi sa che non è uno dei suoi migliori libri ^^'

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    1. Ahahaha mi sa di no! :P
      Forse più avanti riproverò a leggere qualcos'altro di suo.
      Ma prima sento che avrò bisogno di una luuuunga pausa da Carrisi e dai suoi thriller! XD

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  2. Io sono di parte, Carrisi non mi delude mai xD Questo però non è decisamente il suo titolo migliore, anzi, è un po' fiacco. Se per ora non hai letto altro - a parte La casa delle voci - tu consiglio ti dare una chance alle due trilogie di qualche anno fa, sono le migliori secondo me :)

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    1. In effetti stavo pensando a "Il suggeritore". Fa ancora parte della mia lista: nonostante tutto, resto curiosa... non dubito che Carrisi sia un bravo autore, nonostante questo piccolo "scivolone", se così vogliamo chiamarlo XD
      Grazie per il consiglio! ^____^

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