domenica 20 febbraio 2022

Recensione: "Archive 81 - Universi alternativi" (Stagione 1)

La verità è che nutro dei sentimenti abbastanza ambivalenti nei confronti della serie tv “Archive 81: Universi alternativi”. 

Nel complesso, però, credo che sia uno show interessante, soprattutto per i fan di piccoli film horror indipendenti tipo “The empy man” (lo trovate su Disney+), “Nessuno ne uscirà vivo” (Netflix), o “The endless” (disponibile su Amazon Prime Video).

Più in generale, immagino che consiglierei la visione di “Archive81” a tutti gli appassionati di Lovecraft e Ira Levin; ma solo se vi considerate spettatori dalla natura estremamente paziente, e soltanto se l’eventualità di rimanere invischiati in un racconto dalla struttura fortemente circolare non vi spaventa...

 


 

La trama

Dan Turner (Mamoudou Athie) è un giovane e mite archivista a cui viene assegnato l’incarico di restaurare una nutrita collezione di nastri magnetici.

Sul piatto fa capolino la possibilità di ricevere uno stipendio particolarmente allettante, per cui Dan decide di ignorare le strane condizioni imposte dal suo datore di lavoro (che comprendono uno stato di isolamento totale, da trascorrere presso un misterioso edificio sperduto fra i boschi...) e di cominciare a rimboccarsi le maniche.

Il ragazzo scopre così che le cassette contengono una fedele testimonianza del soggiorno della studentessa universitaria Melanie Pendras (Dina Shihabi) presso il complesso residenziale Visser, da molti considerato un edificio maledetto.

Una reputazione comprensibile, soprattutto considerando il fatto che, nel corso degli anni Novanta, il Visser è bruciato fino alle fondamenta, portandosi appresso una buona quantità dei suoi abitanti... fra cui, presumibilmente, la stessa Melanie.

Eppure, guardando i nastri, Dan comincia a imbattersi in una serie di indizi sconcertanti: perché, a quanto pare, Melanie sospettava che dietro la sinistra fama del palazzo si nascondesse addirittura un culto dedito all’adorazione di un’antica divinità oscura!

E, non appena salta fuori che la famiglia di Dan potrebbe aver svolto un ruolo all’interno della cospirazione, almeno in qualche misura, il ragazzo comincia a lasciarsi sprofondare in un complesso acquitrino di complotti, coincidenze disturbanti e salti temporali senza precedenti...

 

“Archive 81”: ovvero, l’arte segreta di diluire il brodo, fino a farlo diventare sciapo

 Archive 81” è una serie tv dal taglio estremamente singolare. Si potrebbe dire, anzi, che è unica nel suo genere.

Capiamoci bene: l’idea alla base dell’intreccio non è certamente nuova (i fan dell’horror saranno sicuramente in grado di indentificare le varie fonti di ispirazioni senza problemi).

Allo stesso tempo, però, lo show di Rebecca Sonnenshine riesce a reinventare la formula e a infonderle un inconfondibile tocco personale; un’identità molto forte, che tende a basarsi soprattutto sulla potente morbosità delle sue atmosfere e sul carattere onirico del suo immaginario.

Una combinazione intrigante, insomma, dal momento che si rivela in grado di esercitare un potente effetto stimolante sull’immaginazione dello spettatore!

Eppure, allo stesso tempo, la sceneggiatura si ritrova a incorrere in una (lunga) serie di errori che, secondo me, finiscono per appesantire terribilmente la visione; una sorta di ridondanza logorante, scaturita probabilmente dalla necessità di “spalmare” nell’arco di otto ore un arco narrativo che avrebbe potuto benissimo essere contenuto in sei...

 

Tanti universi alternativi... per un protagonista che non brilla!

 Archive 81” porta il marchio – inconfondibile, nel bene e nel male – del famoso produttore e regista di film horror James Wan.

Per quanto mi riguarda, la sua influenza si avverte soprattutto nel corso degli ultimi due o tre episodi; vale a dire le puntate più coinvolgenti, quelle che tornano a legare finalmente insieme le maglie di una storia che, ahimè, aveva cominciato a farsi deliberatamente criptica e convoluta.

È soltanto a questo punto, infatti, che la mitologia della serie comincia a farsi più chiara, mentre il racconto comincia ad assumere una forma riconoscibile e i personaggi ad acquisire un po’ di... non voglio nemmeno chiamarlo “spessore”.

Probabilmente “calore” sarebbe il termine più adeguato.

Perché, in fin dei conti, “Archive 81” è una serie dall’innegabile fascino intellettuale, dark e ambiziosa come non mai... ma la cui estetica particolare tende, per sua stessa natura, a scoraggiare qualsiasi spettatore affamato di emozioni forti.

Onestamente, non sono rimasta un granché impressionata neanche dall’interpretazione di Athie (che, invece, avevo apprezzato tanto nel piccolo gioiello targato Netflix “Unicorn Store”).

Ma, dopotutto, forse non è nemmeno colpa dell’attore: il suo personaggio non fa altro che trascinarsi sullo schermo senza capire niente, imbambolato e privo di credibili conflitti nei quali immedesimarsi...

Potete biasimarmi, allora, se ai vagabondaggi incoerenti di Dan ho preferito, in ogni momento, il secco umorismo di Mark (Matt McGorry), l’ironia senza freni di Annabelle (Julia Chan) o l’istrionica isteria di Melanie? XD

 

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