mercoledì 12 febbraio 2020

Recensione: "Un'Estate con la Strega dell'Ovest" di Kaho Nashiki


libri - Feltrinelli - realismo magico

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"Mai ha tredici anni e non vuole più andare a scuola. La madre, preoccupata, decide di mandarla in campagna dalla nonna per un po'. La nonna è una signora inglese che è arrivata in Giappone e si è sposata con un giapponese, e sia Mai sia sua madre l'hanno soprannominata la "Strega dell'Ovest". Oltre alle marmellate di fragoline di bosco, la nonna insegnerà a Mai a riconoscere le erbe medicinali, iniziando così ad addestrarla come strega. Insegna anche a Mai che la cosa più importante che deve imparare è decidere per se stessa, sviluppare la sua forza e la sua volontà di andare fino in fondo alla decisione che prende. Mai, in qualche modo più matura, fa ritorno nella nuova casa dei genitori, che nel frattempo hanno traslocato..."


Per qualche strana ragione, estremamente difficile da spiegare, faccio fatica a parlare di "Un'Estate con la Strega dell'Ovest" senza commuovermi.
Probabilmente ha qualcosa a che fare con il fatto che la delicata storia di formazione scritta dall'autrice Kaho Nashiki riesce a sfiorare delle corde particolari, sempre pronte a risuonare in me con un'intensità fuori dal comune.
Da bambina, mi capitò (come credo a molti altri...) di attraversare un'esperienza estremamente simile a quella vissuta da Mai, la protagonista del romanzo. Solo che il mio soggiorno a casa della nonna (la mia saggia, pratica, affaccendata, "stregonesca" nonna...) si prolungò in realtà per circa tre anni; un periodo durante il quale mi capitò, al tempo stesso, di ricevere preziosi insegnamenti di ordine quotidiano e/o morale... ma anche di cominciare a intuire alcune cose relative a quella che sarebbe stata la mia vita, e a com'era sempre stata quella dei miei genitori.

"Un'Estate con la Strega dell'Ovest" racconta, in parole povere, la storia di due donne "comuni", eppure a modo loro straordinarie: la piccola Mai, che non vuole più andare a scuola, e l'anziana Nonna inglese che decide di accoglierla in un momento di estrema difficoltà.
Un lettura lontanissima dai miei soliti standard, improntati solitamente sul high fantasy, con il loro corredo di azione, magia e creature incredibili, e che pure è riuscita a coinvolgermi molto, ricordandomi alcuni libri di Banana Yoshimoto dedicati ai dolori dell'infanzia, ma anche (inevitabilmente) lo struggente "Quando c'era Marnie" di Joan C. Robinson.

Lo stile di Kaho nashiki, improntato al dialogo e alla semplicità essenziale, assomiglia alle due protagoniste del suo romanzo.
È come se dietro ogni parola si nascondesse un mondo segreto, una piccola perla di saggezza tutta da assimilare, così come dietro ogni gesto o piccola attività domestica descritta capillarmente nel romanzo si cela, per la nonna di Mai, un atto d'amore nei confronti della sua famiglia, della sua casa e della vita in generale.
Suppongo che qualcuno potrebbe rischiare di trovare noioso, banale o perfino ridondante questo bucolico quadretto di vita quotidiana, privo di grossi sconvolgimenti o colpi di scena. Io, invece, ho finito con il sentirmi vicinissima a tutti i personaggi, e piano piano ho imparato ad apprezzare le mille sfumature di significato attribuite alla complicata vita interiore della preadolescente protagonista.

Dovete sapere che "Un'Estate con la Strega dell'Ovest" è un libro abbastanza breve, scorrevolissimo, intriso di quell'indefinibile e sfuggente senso di nostalgia che gli appassionati di realismo magico saranno sicuramente in grado di apprezzare. Alcuni passaggi mi hanno un po' spezzato il cuore, peraltro senza che io sia riuscita a capirne bene il motivo.
Magari soltanto perché il coraggio di questi personaggi mi ha colpito; la loro determinazione a vivere una vita "normale" (appagante, ricca, serena...) anche nelle circostanze più sfavorevoli. Perché dentro di te sai che ne' per la Nonna, proveniente dalla lontana Inghilterra, ne' per la Mamma, giapponese solo per metà, dev'essere stato facile inserirsi all'interno di un contesto sociale che non concede grande spazio di manovra al concetto di diversità (chiunque abbia letto "Stupore e Tremori" di Amelie Nothomb probabilmente si sente rende conto del fatto che il Giappone non sempre si dimostra il luogo più accogliente e ospitale del mondo, per i suoi residenti stranieri...).

Eppure nessuna delle due si lamenta; nessuna delle due si arrende, o sembra anche solo remotamente disposta a insegnare a Mai l'arte della disperazione.
Al contrario: come la Fata Madrina di una vecchia favola per bambini, la Nonna fa del suo meglio per insegnare a Mai a diventare una "strega", per fornirle cioè tutti i contro-incantesimi di cui la donna sa già che la nipote, cosi sensibile e determinata, avrà bisogno più avanti per difendersi dai mille e uno malefici che spesso la vita tiene in serbo.
Se devi combattere una battaglia, prepara il fisico, ma allena anche la mente. Ricorda che la natura è tua alleata. Che sei più forte di quello che sembri. E che nessuna ferita dell'anima è mortale, a patto che tu non gli permetta di diventarlo.
Perché è questo che significa, essere una strega: accettare le avversità a testa alta, senza scomporsi, senza perdere la testa, senza mai permettere alla paura di trasformarci in qualcosa che non siamo.
Sospetto che perfino una fattucchiera leggendaria del calibro di Esme Weatherwax sarebbe d'accordo...


Giudizio personale:
7.5/10




2 commenti:

  1. Non lo conoscevo, ma ora devo assolutamente leggerlo *^*

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    Risposte
    1. Una lettura adorabile, Kate, davvero...
      Se lo leggerai, spero che ti piacerà! ^____^

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