Ultimamente, ho perso un bel po’ di interesse nei confronti
delle serie televisive. Per carità,
ne seguo ancora qualcuna… ma nessuna delle novità proposte quest’anno dalle varie
reti/servizi streaming è riuscita a esaltarmi, tant’è che non credo proprio di
essere riuscita a portare a termine la visione in più di un’occasione o due.
Ma ovviamente non potevo abbandonare “Killing Eve”, uno dei
telefilm più brillanti, eccentrici e divertenti in cui mi sia mai capitato di
imbattermi!
Questa seconda
stagione mi ha convinto ed entusiasmato (quasi) quanto la prima. Oddio,
forse non proprio agli stessi livelli: nel corso di questa nuova ondata di
episodi, un paio di momenti e situazioni qua e là sono riusciti anche a farmi
alzare vagamente la pressione… Ma la verità è che l’energia titanica, magnetica
e travolgente della co-protagonista Jodie
Comer rende quasi impossibile tenere a mente per molto tempo queste piccole
(seppur frequenti) sbavature, contraddizioni, sviste, lacune.
Il personaggio di Villanelle
continua infatti a fiorire, evolversi e regalarci una quantità industriale di
brividi e risate, grazie all'ausilio di una sceneggiatura scaltra e mordace,
sempre più determinata a concederle il giusto spazio. Senza parlare della
vulcanica interpretazione della Comer: una prova recitativa a mio avviso
superba, camaleontica, travolgente; in altre parole, degna della grande Tatiana Maslany (“Orphan Black”) in persona.
Ed è proprio su queste doti, sulle morbose e affascinanti patologie mentali della nostra
villain/antieroina preferita del piccolo schermo, che sembra ormai basarsi
interamente il successo di “Killing Eve”.
Eh, sì... Perché secondo me è proprio qui che arriva la
prima (forse unica) nota dolente dell’originale show creato da Phoebe
Waller-Bridge.
Nell'arco di questa seconda stagione, il personaggio di Eve risente secondo me di un
terrificante calo di credibilità.
È come se la sceneggiatura cercasse di trasformarla
continuamente in qualcosa che non è, azzerando le sue vecchie caratteristiche e
tracciando una rotta abbastanza inverosimile per la sua futura evoluzione. Il
tutto per cercare di giustificare una
connessione, un legame speciale, un'alchimia che, per quanto mi riguarda,
forse avrebbe fatto meglio a restare avvolta in un alone di mistero, misticismo
e incomprensione.
Posso accettare senza batter ciglio la cronaca di un
un'attrazione basata su non meglio specificati fattori alchemici; detto fra voi
e me, avrei comunque assistito alla creazione dal vivo di coppie infinitamente più improbabili e terrificanti di questa. Ma non riesco
assolutamente a mandar giù la teoria di una fantomatica "uguaglianza"
fra Villanelle e Eve. Che il personaggio di Sandra Oh possa pensare, anche soltanto per un momento, di aver sviluppato
un rapporto “alla pari” con Villanelle mi pare un'idea semplicemente forzata,
per non dire ridicola.
Anche quando ci si sforza di sottolineare l'affinità delle
loro personalità attraverso evidenti parallelismi di tipo "fattuale"
(ad esempio: il momento dell'irruzione
nelle stanze di persone che le hanno fatte inviperire in modo particolare...),
mi pare che la sceneggiatura non faccia altro che accentuare le differenze,
anziché sottolineare le affinità. Quando Villanelle si introduce in casa di Eve
e comincia a mettere ogni cosa a soqquadro, quello che vediamo è un pericoloso predatore intento a marcare
il territorio. Quando Eve entra in camera di Gemma e le rompe il carillon con la ballerina, assistiamo
invece semplicemente allo spettacolo di una ragazzina insicura e pedante,
capricciosa e confusa, che agisce per accaparrarsi l'attenzione di un vecchio
fidanzatino e vendicarsi di una potenziale rivale.
L'unica nota comune è il graduale precipitare in un'ossessione talmente destabilizzante,
sconvolgente e inevitabile da spingerle a mettere costantemente in discussione
la loro definizione di sé stesse, nonché le fragili relazioni instaurate con le
persone che le circondano.
Il modo di reagire a questo cambiamento, però, è totalmente
diverso. Nel senso che Villanelle accetta la situazione, abbraccia il proprio egocentrismo a braccia spalancate e si
comporta di conseguenza... Mentre Eve lascia che Villanelle continui a fare un
po' tutto quello che le pare e reagisce in modo goffo, sciocco, meschino, confuso. Si lascia “distruggere“, plagiare, trascinare; più che l’arci-nemesi, l'oggetto del desiderio o la “partner in crime”, a me
ormai infatti Eve pare più che altro la fedele “sidekick”, l’aiutante, la
spalla comica su cui puoi sempre contare.
Non a caso, forse, nel contesto del libro originale di Luke Jennings quello dell'agente Polastri era soltanto un personaggio secondario.
Se vogliono
sperare di tenerci avvinti allo schermo ancora a lungo, forse gli autori della
serie dovrebbero prendere in considerazione l’idea di lavorare un po' di più
sulla sua psicologia. Smettere di affidarsi completamente alle doti di Sandra
Oh, per dimostrarci costantemente cosa Eve non potrà mai essere (una donna equilibrata, assertiva, conciliante... ) e
cominciare piuttosto a farci capire chi è
- semplicemente una donna di mezza età verbalmente aggressiva e sessualmente
frustrata, pronta a lasciarsi irretire dal sentore del sangue e del pericolo?
Oppure una psicopatica confusa, incapace di accettare la sua natura di
sacrosanta figlia di buona donna?!
Probabilmente la terza
stagione sarà in grado di distrarci e continuare a temporeggiare ancora per
un po', per quanto riguarda questa questione... Ma secondo me non a tempo
indeterminato, e probabilmente neppure a lungo.
Ne ho parlato ieri sul blog. A sorpresa, non so perché, mi è piaciuta perfino più della prima nonostante si faccia prendere decisamente meno sul serio. O forse è per quello? Trovi il commentino da me. :)
RispondiEliminaCiao, Mik! ^^
EliminaUh, allora passo subito a leggere il tuo commentino! ;D